Tre intimidazioni in tre mesi. La prima a metà marzo: un graffio sulla fiancata dell’auto. Ancora trenta giorni dopo,a metà aprile. Quando qualcuno butta zucchero nel serbatoio della benzina ingolfando il motore della sua Mini rossa parcheggiata davanti casa. L’ultimo episodio nella notte tra domenica e lunedì 16 maggio: due ruote squarciate e i finestrini oscurati con uno spray nero indelebile. Succede ad Arconate, nell’Alto Milanese. Si potrebbe pensare a scherzi di cattivo gusto, se non fosse per l’escalation degli episodi e per il bersaglio scelto da chi entra in azione, che è sempre lo stesso: il giornalista Ersilio Mattioni, fondatore dell’Altomilanese Liberastampa, che dal 2014 dirige l’edizione online della testata, e dal 2015 collabora con ilfattoquotidiano.it, per cui ha seguito l’inchiesta sulla presunta corruzione nella Sanità lombarda che ha portato all’arresto dell’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani.
L’ultimo articolo firmato da Mattioni per il nostro sito è del 15 maggio e riguarda Maria Colombo, candidata della Lega Nord nella lista di centrodestra alle elezioni comunali di Turbigo, che ha dichiarato: “Sentire il mio bimbo che canticchia ‘faccetta nera‘ non ha prezzo” (leggi). Parole che hanno scatenato dure polemiche. Le ultime inchieste giornalistiche sono invece sul clan di ‘ndrangheta dei Musitano e dei loro traffici di droga.
Il giornalista ovviamente ha denunciato gli episodi ai carabinieri di Busto Garolfo “che hanno preso molto sul serio la questione”, dice Mattioni al Fatto.it. Sospetti su chi possa essere stato? “Non punto il dito contro nessuno. Ricostruisco solo il contesto nel quale sono avvenuti i fatti. Mi sono sempre occupato di Mantovani ancora prima che scoppiasse lo scandalo nell’ottobre del 2015. Il clima diventa sempre più teso con la campagna elettorale per le amministrative di Arconate, dove la nipote di Mantovani, Samantha Rellamonti, è la candidata di Forza Italia. Il figlio del numero due della Regione, che era consigliere comunale, viene addirittura ai seggi elettorali dove sono impegnato e inizia a mettermi le mani addosso e a inveire: ‘Sei un pezzo di merda che infanga brava gente’, grida. Ovviamente dopo l’inchiesta che ho seguito gli animi sono diventati sempre più accesi”.
Ma non c’è solo il presunto malaffare nella politica. C’è anche la ‘ndrangheta e il suo radicamento in Lombardia. Un tema che Mattioni, inchiesta dopo inchiesta, ha sempre seguito scrupolosamente. “Dal 2012 con l’Altomilanese abbiamo sempre dato molto risalto alle operazioni contro la criminalità organizzata e proprio in quel periodo ho subito intimidazioni simili a quelle degli ultimi mesi. La più grave? In redazione arrivò una busta. Dentro c’era la mia foto e un proiettile. Allora come oggi, quello che mi fa più male è aver ricevuto poca solidarietà da parte dei colleghi locali”.