La Regione guidata da Luca Zaia si schiera contro Bruxelles, ma sta in bella compagnia di Corea del Nord, Zimbabwe, e Siria. Va in votazione una risoluzione che difende l'autodeterminazione della penisola contesa con l'Ucraina e condanna i provvedimenti economici contro Mosca, che hanno danneggiato le aziende venete
Il consiglio regionale del Veneto a trazione leghista si schiera contro l’Unione Europea e contro il governo italiano, ma sta in bella compagnia di Corea del Nord, Zimbabwe, Uganda, Kyrgyzstan e Siria. Oggetto della contesa, che sta già diventando un caso internazionale, è la Crimea. O meglio, il riconoscimento del diritto di autodeterminazione di quel paese che ha deciso di entrare nella Federazione Russa, scatenando una crisi regionale dove la Ue è contrapposta a Mosca. E la richiesta di mettere fine alle sanzioni economiche imposte dall’Europa, che a loro volta hanno innescato la risposta dell’embargo russo, causando un danno al tessuto produttivo veneto.
A Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale, va in votazione una risoluzione presentata da Stefano Valdegamberi, che nella precedente legislatura era dell’Udc, ma è poi passato armi e bagagli con la lista Zaia. L’esito del voto è scontato, vista la schiacciante maggioranza formata da Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Siamo Veneto. Non sarà certo il partito azzurro a mettersi di traverso, conoscendo la solida amicizia tra Silvio Berlusconi e il leader russo Vladimir Putin.
La risoluzione invita il governo italiano “a condannare la politica internazionale dell’Unione europea nei confronti della Crimea, fortemente discriminante ed ingiusta sotto il profilo dei principi del Diritto Internazionale, chiedendo di riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum”. E chiede “l’immediato ritiro delle inutili sanzioni alla Russia che stanno comportando gravi conseguenze all’economia del Veneto, i cui effetti sono destinati ad essere irreversibili e duraturi nel tempo”.
L’iniziativa ha una doppia valenza. Ideologica, perché afferma il principio all’autodeterminazione di un popolo. Ed economica, visto il danno che le aziende venete subiscono. “E’ un tema da libertà di coscienza – dichiara il governatore Luca Zaia – ma è anche il modo di dare la sveglia ai paesi europei. Noi siamo ligi a rispettare le sanzioni, mentre la Germania i suoi affari continua a farli. Il Veneto ha perso quasi un miliardo di euro in export verso la Russia, ci sono aziende che stanno fallendo per questo”.
Naturalmente il voto non è piaciuto all’Ucraina, l’altro soggetto internazionale coinvolto. Indignato Yevhen Perelygin, ambasciatore in Italia. “E’ una risoluzione provocatoria, perché la Crimea è parte integrante del territorio dell’Ucraina, occupata e annessa due anni fa alla Federazione Russa in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale e degli accordi bilaterali”. L’ambasciatore denuncia “l’annessione” da parte della Russia attraverso “un referendum fasullo”. A Venezia si è presentato anche il console generale dell’Ucraina a Milano, Andrii Kartysh, che ha incontrato il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, rappresentandogli il disappunto del suo paese. “Approveremo la risoluzione in una cornice in grande stile. – è la replica di Valdegamberi, che di recente si è recato al Forum Economico di Yalta – Ci saranno giornalisti e televisioni da tutta la Russia, c’è un entusiasmo pazzesco“.