Parlando a un convegno di Confindustria a Roma, il presidente Anac ha difeso la norma appena entrata in vigore, in particolare la stretta sul criterio del minor prezzo, dove si annida più facilmente la corruzione: "Ho una visione eccessiva della patologia, perché mi sono occupato di mafia, però adesso ci sono gli strumenti"
“Sono molto preoccupato in questa fase di come sta avvenendo il recepimento del codice. C’è un clima surreale. C’è già chi sta dando sentenze sicure, sentenze di morte inappellabili, in un Paese in cui non esiste la pena di morte”. Parola di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Il magistrato è tornato sul tema del Codice appalti, una norma sulla quale si è speso in prima persona. Anche se, già pochi giorni dopo la sua entrata in vigore, aveva lamentato un “eccesso di discrezionalità” e la necessità di una maggiore trasparenza nelle gare sotto il milione di euro.
“Chiedo a tutti un attimo di calma – ha aggiunto il presidente Anac, parlando a un convegno di Confindustria a Roma – Abbiamo un codice appena uscito da un mese, mentre il precedente ci ha messo 4 anni. C’è una lamentazione eccessiva sull’offerta più vantaggiosa: tutti prima erano contro il massimo ribasso e ora tutti lo rimpiangono“. Le gare al massimo ribasso, infatti, sono considerate gli appalti dove più facilmente si annida la corruzione. Il codice ha previsto una stretta in questo senso, anche se si potrà ancora usare il criterio del minor prezzo per i lavori di importo fino a un milione di euro, ancora una la volta la maggioranza dei casi: circa 8 su 10.
“Ho una visione eccessiva della patologia – ha ammesso – perché mi sono occupato di mafia, però adesso ci sono gli strumenti, le linee guida con cui proviamo a dare un senso sui due fronti, gli albi fornitori e le indagini di mercato. Se proviamo a blindare il meccanismo delle linee guida, otterremo trasparenza“. Per linee guida si intendono i documenti che l’Anac sta mettendo a punto per dare indicazione sull’applicazione pratica della norma. Con queste proposte, l’Autorità intendeva correggere il tiro rispetto a quanto deciso dal governo. Per esempio, visto che il limite di 1 milione di euro per affidare gli appalti senza bando è molto ampio, si legge nelle linee guida, bisognerà individuare “meccanismi idonei a garantire la trasparenza della procedura”. Poi l’Autorità chiama in causa direttamente le amministrazioni e chiede loro di operare in autonomia la stretta che il governo non ha voluto fare, ricorrendo agli esperti scelti dall’autorità anche al di sotto delle soglie previste dalla legge.
“Già hanno deciso che le linee guida non vanno bene: devo dire che il codice di prima era molto più demenziale – ha aggiunto Cantone – Le critiche sono il frutto di una scarsa conoscenza di questo codice. Ci sono anche norme scritte male ma in questo codice c’è un impianto coraggioso”.