Cadute tutte le accuse per presunti mancati pagamenti tra il 2004 e il 2008. Per i legali del cantautore (che ha già pagato tutto quello che doveva nel 2012) la cifra dell'imposta evasa è sotto la nuova soglia di punibilità, fissata dai decreti fiscali dell'autunno scorso
Biagio Antonacci è stato assolto dal tribunale di Milano dov’era imputato per evasione fiscale. Le accuse sono cadute perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. E’ la tesi che era stata sostenuta dagli avvocati del cantautore, che nella scorsa udienza avevano chiesto l’assoluzione. In particolare i legali avevano spiegato che l’abuso del diritto non è più previsto come reato in seguito ai decreti fiscali varati nell’autunno del 2015. Più precisamente, aveva spiegato l’avvocato, “sempre in fase di accertamento l’imposta dovuta da Antonacci è stata rideterminata in circa 90mila euro. Una cifra che, ha aggiunto la difesa, è sotto la nuova soglia di punibilità dell’evasione (che è di 150mila euro) prevista dalle nuove normative. Per questi motivi Antonacci, aveva chiarito il difensore, oltre che con la formula “perché il fatto non sussiste”, poteva anche essere assolto “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. E’ proprio questa la formula pronunciata dal giudice Luigi Varanelli (le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni).
Il pm, rappresentato dal viceprocuratore onorario Luciana Greco, aveva chiesto invece una condanna a un anno e sei mesi. Ad Antonacci era stata contestata una presunta evasione d’imposta negli anni compresi tra il 2004 e il 2008 che, secondo l’accusa, sarebbe stata possibile perché il cantautore avrebbe trasferito “fittiziamente” i suoi redditi a tre società, le srl italiane Iris e Basta E. M. e la britannica Forum Vision Lyd, sottoposta ad un’aliquota dell’8%. Una costruzione societaria “sostanzialmente” fraudolenta, secondo l’accusa, attraverso la quale sarebbero stati sottratti al fisco circa 3,5 milioni di euro. Con questa ipotesi d’accusa, ribadita anche questa mattina in sede di repliche. Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Alessio Lanzi, il cantautore non ha “mai violato alcuna norma” e le tre società di cui era socio e al centro del processo “erano vere ed operanti”, non essendoci stata “alcuna interposizione fittizia”. Il cantante ha tra l’altro già sanato la sua posizione tributaria nel 2012 versando quanto dovuto.