Chi non ha visto gli ultimi episodi è pregato di interrompere qui la lettura, perché parleremo solo ed esclusivamente del colpo di scena che è arrivato tra capo e collo dei tanti spettatori
Premessa necessaria: tecnicamente, non si può parlare di spoiler quando la puntata di una serie è andata in onda e solo successivamente si commentano le cose successe. Ciononostante, capiamo che per mancanza di tempo (o di abbonamento Sky) qualcuno non abbia ancora visto il terzo e il quarto episodio di Gomorra, l’acclamatissima serie in onda su Sky Atlantic ogni martedì. Ecco, chi non ha visto gli ultimi episodi è pregato di interrompere qui la lettura, perché da adesso in poi parleremo solo ed esclusivamente del colpo di scena che è arrivato tra capo e collo dei tanti spettatori.
Chi è rimasto sa perfettamente a cosa ci riferiamo: la morte inaspettata di Salvatore Conte, uno dei personaggi principali della serie che peraltro, in questa seconda stagione, sembrava dover assumere un ruolo ancora più centrale. Conte, narcotrafficante assai religioso e nel bel mezzo di una complicata ma appassionata relazione con una trans, è caduto sotto i colpi dell’ambizione di Ciro Di Marzio, il dissidente senza scrupoli che ha messo fine al regno incontrastato dei Savastano. L’uccisione di Salvatore Conte (interpretato magistralmente da Marco Palvetti), sgozzato dopo una processione, tradito dai suoi stessi uomini, ha provocato come prevedibile una serie interminabile di discussioni sui social network, con centinaia di commenti disperati.
La “dipartita” di Conte spiace a tutti, noi per primi, ma forse è il caso di affrontare la questione con meno emotività, per una lunga serie di motivi. Innanzitutto potremmo cominciare a pensare che trattasi di una serie televisiva, mica della vita reale. Sembra un appunto banale ma, a leggere alcuni commenti su Facebook e Twitter, forse lo è meno di quanto si possa pensare. E poi, nell’epoca di Grey’s Anatomy e del Trono di Spade, di Shonda Rhimes e George R. R. Martin che uccidono senza pietà i beniamini di milioni di persone sparsi in tutto il globo, davvero ci sorprendiamo così tanto per quello che è semplicemente un “colpo di scena” all’anglosassone, che dà una sterzata emotiva e narrativa all’intera serie, che stravolge le carte in tavola e apre nuovi scenari?
Pecchiamo di provincialismo, facendo così. Ma in fondo siamo il paese che nel 1989 (decisamente prima dell’esplosione dei social) discusse per settimane della morte televisiva del commissario Cattani, l’amatissimo protagonista della Piovra interpretato da Michele Placido. Da quel 20 marzo di ventisette anni fa di acqua sotto i ponti (anche televisivi) ne è passata tanta. Evidentemente rimane intatto, però, un certo approccio semplicistico alle questioni di fiction. È un peccato che Salvatore Conte sia morto? Sì, decisamente. Il personaggio avrebbe potuto regalare agli spettatori tante altre “soddisfazioni”? Sì, decisamente. È un peccato che non sia stata sviluppata maggiormente la storia d’amore con la trans? Sì, decisamente. Ma Gomorra contiene talmente tanti spunti narrativi, personaggi ancora tutti da scoprire (Scianel su tutti, ma anche Patrizia), che onestamente non passerà molto tempo prima di riuscire ad archiviare serenamente il vate delle “deux frittures”.
Ci siamo rassegnati a cose ben più gravi, nella nostra vita. Riusciremo a elaborare anche questo lutto televisivo. Di sicuro, però, non passerà la voglia di vedere Marco Palvetti impegnato in altri progetti televisivi e cinematografici, perché l’attore ha dimostrato un innegabile talento. Insomma, Salvatore Conte è morto, ma fortunatamente Gomorra è sana come un pesce. Godiamocela.