A tre giorni dall’anniversario della strage di Capaci il presidente dell’Anm ricorda che sono 27 le vite di magistrati che la criminalità organizzata ha stroncato. Azioni, avvenute non solo con il tritolo, che sono state possibili anche perché chi uccideva in qualche modo è stato agevolato. “L’Italia è l’unico paese in Europa in cui – dice Piercamillo Davigo – sono caduti per mano della criminalità tanti magistrati e su questo ci dovremmo interrogare, ma il motivo è uno ed è accaduto perché chi delinque ha trovato sponde in alcuni apparati dello Stato“. Anche sul fronte delle leggi, spesso approvato proprio sull’onda degli omicidi e delle stragi, ma poi “stemperate” via via che l’onda emotiva passa. “Se non si monta la guardia alle norme, queste non verranno applicate”. Mentre in altri Paesi i criminali “neppure ci pensano” a uccidere un funzionario o un magistrato, “perché la reazione dello Stato sarebbe devastante”. L’ex pm di Tangentopoli, intervenuto in un convegno a Trani sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia, ha poi aggiunto: “Neanche la Spagna dei Paesi Baschi che ha conosciuto il terrorismo conta le nostre stesse vittime e annovera tale fenomeno”.
Davigo poi cita la legge fondamentale dello Stato: “L’articolo più importante della Costituzione è l’articolo 2, che riconosce e tutela i diritti inviolabili dell’uomo e la giustizia è uno di questi diritti. La Costituzione, insieme alle convenzioni internazionali, garantisce che la Repubblica non può compiere atti contrari ai diritti umani e questo è un motivo del quale essere orgogliosi, per il quale si può morire e la magistratura ha pagato un tributo alto”.
Il magistrato ha ricordato che sono 27 i giudici uccisi dalla mafia e dalla criminalità e ha raccontato di quando, vinto il concorso in magistratura, si trovò a scegliere se lasciare o meno Confindustria della Lombardia. “Chiesi al mio collega Spataro (procuratore capo di Torino, ndr) e lui mi rispose: ‘Non avrei il minimo dubbio al tuo posto’. E oggi dico, ne valeva la pena”.