Al centro dell'inchiesta della procura di Milano, di cui dà notizia L'Espresso, c'è Aipa, che si occupava di riscuotere le imposte in 800 comuni italiani. Gli inquirenti sostengono che i soldi versati dai contribuenti siano stati usati per comprare, tra l'altro, un ranch in Wyoming. Nella vicenda compaiono anche titoli obbligazionari non rimborsabili accettati però da Banca Etruria
Mentre il premier Matteo Renzi annuncia che Equitalia non arriverà al 2018, un’inchiesta giudiziaria travolge le società private che l’hanno sostituita nell’attività di riscossione dei tributi presso 800 comuni italiani. Come rivela L’Espresso, la procura di Milano e la guardia di finanza di Lecco stanno indagando su tre casi di bancarotta, dietro ai quali si nasconde la scomparsa di almeno 150 milioni di euro di imposte versate dai cittadini.
Al centro dell’inchiesta, secondo il settimanale, c’è Aipa, Agenzia italiana per pubbliche amministrazioni, fino al 2013 la più grande società privata di riscossione, che si occupava appunto di fare da esattore presso centinaia di enti locali in tutta la penisola. Un drappello che ha anticipato l’entrata in vigore dell’obbligo per i sindaci di dire addio all’ente pubblico e riscuotere le tasse in proprio o appoggiandosi ad aziende private. Obbligo che doveva scattare a gennaio 2013, ma è stato sempre rinviato. Il titolare dell’azienda, Daniele Santucci, nel marzo 2014 è stato arrestato per peculato, per poi essere condannato in primo grado a tre anni e quattro mesi. Le indagini successive, spiega l’Espresso, hanno poi rivelato come il patrimonio della società sia stato svuotato per comprare una fattoria in Botswana, un ranch in Wyoming e quote di un’azienda americana di soggiorni turistici a cavallo.
Ma anche dopo l’uscita di scena di Santucci, le cose non sono migliorate. Prima il gruppo Kgs di Pesaro ha tentato di rilevare il ramo d’azienda relativo alle riscossioni, ma l’operazione non è andata in porto, perché la società non aveva i requisiti legali necessari. Poi, nel maggio 2015, racconta ancora il settimanale, il contratto è stato venduto a una nuova società, la Mazal Global Solutions, controllata al 95% proprio da Kgs. Ma le indagini hanno dimostrato come il capitale sociale di Mazal, pari a 10 milioni di euro, fosse in realtà garantito da bond fantasma, cioè titoli obbligazionari con un “capitale nullo”, come scrive la guardia di finanza. Ad accettare questi bond, precisa il periodico, è stata niente meno che Banca Etruria, finita nello scandalo dei risparmiatori truffati.
Ora la vicenda, come riporta l’Espresso, è seguita dal pm di Milano Donata Costa, che ha sequestrato le società Aipa e Mazal. L’inchiesta si articola in due filoni. Dal primo, che riguarda i bond fantasma, emerge che Stefano Bruni, commercialista ed ex sindaco di Como per Forza Italia, ha ricevuto 170mila euro dalla Mazal per una sua mediazione sulle obbligazioni. A vendere i bond, sostiene l’indagine, è stato Daniele Bizzozero, patron del Lecco Calcio, arrestato ad agosto nell’ambito di un’inchiesta per truffa. Il secondo filone dell’inchiesta interessa invece la bancarotta delle società di riscossione. Dagli atti, riporta il settimanale, risulta che la Mazal ha pagato circa 2 milioni di euro in consulenze: 900mila euro sono stati versati a Prometeia, società di consulenza presieduta da Angelo Tantazzi, già alla guida di Borsa Italiana. Anche se in questo caso, fino a prova contraria, si tratta di fatture regolari.