L’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, sceglie il palcoscenico di Coffee Break (La7) per togliersi altri sassolini dalle scarpe, a distanza ravvicinatissima dalle elezioni amministrative nella Capitale. E lo fa contro il suo partito, il Pd, per il quale non ha rinnovato la tessera di iscrizione, contro Renzi, contro il candidato dem al Campidoglio Roberto Giachetti. Marino precisa innanzitutto di aver vinto le primarie del centrosinistra, nel 2009, con uno scarto schiacciante su Gentiloni: “Non le ho vinto certamente a sorpresa, come ha detto il capo del governo. L’attuale candidato Pd a sindaco di Roma, poi, dice che avrei dovuto dimettermi e ricandidarmi, in modo da avere una giunta diversa. Allora mi spieghi perché lui si candida con la maggior parte dei consiglieri che erano con me“. E aggiunge: “Non avrei mai immaginato una tale violenza in un gruppo dirigente del Pd, che non è il Partito Democratico vero, perché il Pd non è il partito di Renzi. Hanno chiuso in una stanza del notaio i consiglieri Pd eletti dal popolo e a riguardo, giornali hanno riferito che si sono sentite urla, minacce, pianti. Loro hanno firmato per farmi cadere e il Pd li ha ricandidati. Non credo che queste persone ricandidate saranno premiate dai cittadini alle elezioni“. L’ex sindaco della Capitale snocciola poi i dati abnormi di indebitamento del Comune e, sui candidati nella corsa al Campidoglio, osserva: “L’unico movimento che ha presentato un programma è il M5S di Virginia Raggi. E’ curioso che il Pd con un capo del governo, che decide di mandare a casa un sindaco democraticamente eletto, sia senza un programma a due settimane dalle elezioni. E’ una campagna elettorale senza idee: i candidati parlano di hashish oppure, come nel caso di Alfio Marchini, le proposte sono copiate da quelle che ho esposto nel mio libro, “Un marziano a Roma”. Marino, infine, dichiara che voterà NO al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali e dà un consiglio al futuro amministratore della Capitale: “Io ho fatto un errore, forse legato alla mia personalità piuttosto tranquilla, perché non amo urlare. E invece avrei dovuto alzare la voce con il governo e con la Regione Lazio. Il prossimo sindaco deve battere i pugni sul tavolo, perché la signorilità degli incontri che ho avuto non ha pagato“