Dopo le parole del governatore austriaco secondo il quale Roma non farebbe i controlli al confine, interviene il sottosegretario Manzione: “I dati lo smentiscono”. La querelle proprio mentre le urne sono aperte e il Paese potrebbe sterzare radicalmente a destra
Non si placa la polemica fra Vienna e Roma sui profughi al Brennero, questione che ormai da mesi tiene banco fra i due governi. Nel frattempo in Austria si sono aperte le urne per il ballottaggio delle presidenziali: da una parte il candidato della destra populista e xenofoba Norbert Hofer dato per favorito contro l’ecologista Alexander Van der Bellen sostenuto dai Verdi che fa un appello agli austriaci: “Votate per me anche turandovi il naso”.
In attesa di capire se trionferà il populismo anti-immigrati o se gli elettori si coalizzeranno per fermare la sua avanzata, si torna a guardare con preoccupazione al confine di Stato. Ieri il governatore del Tirolo austriaco ha accusato senza mezzi termini l’Italia che, a suo dire, non controllerebbe il flusso di migranti attraverso il passo alpino. “Fino a poco fa questi controlli hanno dato i loro frutti e il numero di chi varcava il confine in modo illegale era diminuito. Ora però sempre più spesso vengono osservati gruppi di profughi che raggiungono Gries am Brenner (primo paese in Austria, ndr) a piedi”, ha dichiarato Günther Platter arrivando ad accusare apertamente il capo del Viminale Angelino Alfano di “distribuire inefficaci tranquillanti su presunte verifiche” che invece non ci sono.
Le parole del presidente tirolese non sono passate inosservate, soprattutto nell’incandescente clima elettorale, e sono state subito accolte dal ministro dell’Interno austriaco Wolfgang Sobotka che ha promesso l’invio di ottanta poliziotti per presidiare il Brennero. Una misura, minaccia Platter, che potrebbe essere solo l’antipasto perché se Roma non farà i compiti a casa scatterà il piano B con l’erezione della più volte annunciata e smentita barriera anti-immigrati.
La risposta da parte italiana non si è fatta attendere ed è arrivata con Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno con la delega all’Immigrazione: “Abbiamo grande rispetto per le campagne elettorali degli altri Paesi, ma abbiamo soprattutto grande rispetto per la verità”. Insomma Platter mente e lo fa in chiave per pura propaganda politica perché la sua intemerata sul lassismo italiano sui controlli alla frontiera “non trova conforto nei dati e spiace che vengano da un’autorità che ha concordato con noi la strategia di intervento”.
Chi dà ragione a Vienna è Maurizio Gasparri che parla di “figuraccia colossale di un governo di improvvisati”. Secondo lui, Platter ha ragione e Matteo Renzi è stato sbugiardato: “Dovrebbe essere mandato via per il discredito che ci ha causato di fronte al mondo intero”