Unicredit può vantare 27,6 milioni di crediti da Divania, produttore di divani fallito nel 2011, nonostante tre giorni fa sia stata condannata a pagare 12,6 milioni di euro alla curatela fallimentare dell’azienda cui ha venduto derivati “non coerenti con il suo profilo di rischio“. A stabilirlo è stata sabato la quarta sezione civile del Tribunale fallimentare di Bari, che ha rigettato la domanda di revocazione dei crediti vantati dall’istituto.

Divania ha avviato con la banca una serie di controversie legali seguite alla sottoscrizione di operazioni in derivati che, come si legge nella sentenza emessa giovedì 19 maggio dal giudice monocratico Valentino Lenoci, “non erano contemplate dallo statuto” della società e hanno “cagionato una serie rilevantissima di danni”, quantificati dal giudice in 12,6 milioni. Contro i 7 milioni di euro di capitale sociale dell’azienda di cui era titolare l’imprenditore Francesco Saverio Parisi

Il processo penale ha portato alle assoluzioni dei dirigenti Unicredit in Cassazione per alcune ipotesi di reato e alla richiesta di rinvio a giudizio per concorso in bancarotta fraudolenta.

La curatela riteneva che il credito di 27,6 milioni fosse “stato ammesso sul presupposto erroneo che derivasse da un finanziamento per operazioni all’estero” e che “invece le somme erogate erano state utilizzate per ripianare debiti derivanti da operazioni in derivati”. Secondo il Tribunale di Bari, però, “l’assunto non trova riscontro in atti” e Unicredit, con la sua domanda di ammissione al passivo, aveva “indicato analiticamente gli 84 finanziamenti su anticipi per esportazioni” e aveva “corroborato la domanda allegando gli estratti delle singole operazioni”.

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