La ripresa dell’Italia “è probabile che si rafforzi ma che rimanga modesta nei prossimi anni”. Il Paese a questo ritmo tornerà ai livelli pre-crisi solo a “metà degli anni 2020“. L’unica chance per dare impulso alla crescita è fare “scelte impopolari” come tagliare il welfare e aumentare le tasse. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel suo rapporto periodico sull’Italia, preparato al termine di alcuni giorni di missione nella Penisola e incontri con i vertici dei ministeri, di Bankitalia e delle maggiori istituzioni. La crescita del Pil 2016 è data a quota 1,1%, un valore superiore all’1% previsto ad aprile ma inferiore all’1,3% stimato a gennaio. E comunque più basso dell’1,2% calcolato dal governo italiano nel Documento di economia e finanza. “Questo percorso di crescita – precisano gli economisti di Washington – implicherebbe un ritorno ai livelli pre-crisi (2007) di output solo verso la metà degli anni 2020 e un ampliamento del divario del reddito dell’Italia con la media dell’area dell’euro, che segnerà una crescita più veloce“. Insomma, la ripresa italiana viaggerà a un ritmo ridotto rispetto ai partner europei, come è già successo nel primo trimestre, quando l’Italia è cresciuta dello 0,3% contro lo 0,5% dell’area euro.
“A meno che le autorità non dovessero riuscire a dare impulso alla crescita potenziale attraverso l’attuazione di un decisivo programma di riforme, l’attuale rilassamento del 2016 (in termini strutturali) comporterebbe il rischio di una futura restrizione fiscale prociclica“. Per dare un vero impulso alla crescita, la strada è obbligata. Da un lato è necessario “procedere con maggiore decisione alle riforme strutturali, anche nel settore fiscale”. Dall’altro “il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e la creazione di un margine per abbassare in modo significativo il cuneo fiscale ancora elevato potrebbe richiedere difficili scelte politiche, riguardanti possibilmente anche gli alti livelli di spesa sociale e l’introduzione di una moderna tassa sugli immobili“. Non a caso, quando il governo Renzi ha deciso l’abolizione di Tasi e Imu sulla prima casa, anche l’Unione europea si era schierata contro l’operazione. “È importante non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico – prosegue il Fmi, raccomandando “un ampliamento delle basi imponibili, comprensivo della razionalizzazione delle tax expenditures“. Insomma, pur definendo “impressionante” l’elenco delle riforme messe in atto dal governo, il Fondo sostiene che il Paese ha bisogno di ulteriori interventi.
Il Fmi è tornato anche sulla grande piaga dell’economia italiana, cioè il debito pubblico, che a marzo ha toccato livelli record. Un calo nel 2016 “è difficile”, ha spiegato in conferenza stampa Rishi Goyal, rappresentante del Fondo monetario, anche se è “vicino ad intraprendere una parabole discendente”, “qualora si materializzasse la crescita nominale attesa e gli obiettivi di bilancio a medio termine fossero realizzati come previsto. Tuttavia, il miglioramento sarà graduale e vulnerabile agli shock, come nel caso di un eventuale aumento dei tassi di interesse. Un programma ambizioso di privatizzazioni contribuirebbe ad un più repentino abbassamento del livello di debito”.
Infine, i problemi delle banche. “I crediti deteriorati sembrano essere in via di stabilizzazione”, però ” i bilanci delle banche sono messi a dura prova dal livello molto alto di Npl e dall’eccessiva durata dei procedimenti giudiziari”. Il Fmi nota che “ulteriori provvedimenti dovrebbero mirare a ridurre sensibilmente nel medio periodo il volume corrente dei crediti deteriorati abbassando il costo del rischio e migliorando l’efficienza operativa”.