L’ecologista Alexander Van der Bellen è il nuovo presidente dell’Austria grazie a 31mila preferenze in più dell’avversario, l’ultranazionalista Norbert Hofer: 2.254.484 contro 2.223.458. In termini percentuali, il nuovo capo dello Stato ha vinto con il 50,3% delle preferenze in una tornata elettorale caratterizzata dall’affluenza record, visto che sono andati a votare il 72,7% degli aventi diritto. Nel 2010, per l’elezioni del presidente uscente Heinz Fischer, solo il 53,6% degli austriaci si recò alle urne. Una sfida all’ultimo voto. Sono stati decisivi i circa 800mila voti per corrispondenza, che rappresentano il 14% degli aventi diritto. Il leader di destra ha ammesso la sconfitta sui social network: “Cari amici – ha scritto – vi ringrazio per il vostro grande appoggio. Naturalmente oggi sono triste”, sottolineando che avrebbe ricoperto volentieri l’incarico di presidente “per voi nel nostro meraviglioso paese”. “Vi rimarrò fedele e darò il mio contributo per un futuro positivo dell’Austria – ha aggiunto – Non siate scoraggiati. L’impegno profuso per questa campagna elettorale non è perso ma rappresenta un investimento per il futuro”. Soddisfatto del risultato il presidente francese, Francois Hollande, che si “congratula calorosamente” col vincitore e si dice entusiasta di poter “cooperare” con lui.
L’importanza del voto per corrispondenza – Fino a ieri sera Van der Bellen e Hofer erano praticamente alla pari. Un’incertezza politica che mai si era verificata in Austria, ma che invece ha avuto negli ultimi anni molti precedenti negli altri paesi dell’Europa in crisi. Dopo la Spagna paralizzata da sei mesi, il precedente italiano nel 2013, il caos greco e i segnali arrivati da Francia, Germania e Gran Bretagna, è toccato anche a Vienna avere un sistema politico spaccato, con due outsider a contendersi la poltrona di capo dello Stato, nello scenario di un Paese diviso perfettamente a metà. Per giunta a essere stato centrale è il tema che da mesi sta mettendo in ginocchio l’Europa, cioè la questione dell’immigrazione, che è entrata a tal punto in campagna elettorale che il governo di larghe intese formato da popolari e socialdemocratici ha assunto quelle iniziative al Brennero che hanno fatto protestare sia il governo italiano sia Bruxelles.
Il destino di una parte del futuro europeo, specie nel rapporto tra l’Ue e i Paesi centroeuropei e dell’Est, è stato in bilico fino all’ultima scheda, prima che il conteggio dei voti per corrispondenza (di chi vive all’estero e di chi non poteva fisicamente andare ai seggi) ha premiato il candidato ambientalista. Dopo lo scrutinio di tutti i seggi elettorali l’ultranazionalista Norbert Hofer era ancora in vantaggio (con il 51,93 per cento) su Van der Bellen. Gli exit poll (che tenevano conto dei circa 800mila voti per posta) davano invece in testa l’ecologista, con un vantaggio di circa 3mila voti. Un niente. Non solo gli austriaci all’estero hanno votato per corrispondenza, ma anche gli elettori che il giorno delle elezioni non si trovano nel loro comune di residenza. Il voto per posta tradizionalmente premia i candidati del centrodestra, ma in queste elezioni i flussi di voto sono stati del tutto rimescolati.
Socialdemocratici e popolari al ballottaggio hanno scelto Van der Bellen – E’ riuscito a fermare l’avanzata dell’ultranazionalista Hofer, sul quale ha puntato il Fpoe, il partito della Libertà nel quale era nato anche Joerg Haider. Se al primo turno Hofer aveva raccolto il 36 per cento e Van der Bellen il 20, al ballottaggio è stata parità fino all’ultimo. Segno che molti dei voti che al primo turno sono andati ai socialdemocratici e forse anche ai popolari (i moderati di centrodestra) ora hanno rafforzato la posizione del professore di economia, figlio di immigrati (padre russi e madre estone). D’altra parte Van der Bellen, ex socialista, ex capo dei Gruenen per 11 anni (fino al 2008), si è presentato come indipendente ed è anche considerato uno che non si fa influenzare dai partiti e dalle ideologie, men che meno quelle ambientaliste. E’ un europeista convinto e questo peserà nel risultato finale, nel bene e nel male, come simbolo politico, attirando su di sé le preferenze di elettorati diversi, una specie di “fronte repubblicano” – come si chiamerebbe in Francia – unito contro lo spettro dell’ultradestra. Dall’altra parte, però, Hofer può rivendicare di aver ricevuto un voto su due, nonostante tutti i moniti lanciati a livello nazionale ed europeo.
Resta il fatto che per la prima volta gli austriaci, di solito abituati ad avere i risultati definitivi nel giro di pochissime ore, hanno dovuto attendere un giorno per sapere il nome del loro capo dello Stato. Queste elezioni presidenziali sono entrate nella storia: come già raccontato un mese fa, al primo turno i candidati dei due partiti di maggioranza, i socialdemocratici dello Spö e i popolari dell’Övp sono usciti pesantemente sconfitti. L’alta affluenza alle urne del 70 per cento, con un record assoluto di voti per corrispondenza, testimonia il clima teso.
La provincia alla destra, le città a Van der Bellen – Hofer ha stravinto nelle zone rurali dell’Austria, mentre Van der Bellen si è imposto nei grossi centri urbani, vincendo in 8 su 9 capoluoghi regionali e soprattutto a Vienna, dove ha fatto il pieno (con una vittoria ben oltre il 60 per cento). Per il governo Spö-Övp, sotto la guida del neocancelliere Christian Kern, inizia ora una difficile rincorsa per recuperare consensi. Al più tardi nel 2018, ma forse già nella primavera dell’anno prossimo, sarà rinnovato il Nationalrat, il parlamento, e secondo i sondaggi si delinea una netta vittoria degli ultranazionalisti. E c’è chi teme già adesso uno scenario mai immaginata nemmeno dalle ipotesi più ottimistiche di Jörg Haider: Hofer capo di Stato e il leader del Fpoe Heinz Christian Strache cancelliere.
Prima dei risultati definitivi, i due candidati sono arrivati assieme davanti alle telecamere della tv pubblica Orf. Per una volta Van der Bellen e Hofer si sono detti d’accordo sul fatto che al prossimo presidente spetterà il compito difficile di unire un paese profondamente diviso. Anche nei festeggiamenti. In un clima surreale di solo vincitori e nessuno sconfitto, ieri sera sono andate in scena due feste, quella della Fpö al Prater e quella dei Verdi nello storico Palais Auersperg.