Il ministero dei trasporti tedesco ha trasmesso a quello italiano e alla commissione Ue i risultati dei test, da cui risultano valori di NOx sopra la norma. Il gruppo risponde di essere in regola. Il titolo perde in Borsa
L’incidente diplomatico tra Roma e Berlino sul caso emissioni della Fiat 500X è diventato un caso politico. Il ministero dei trasporti tedesco, dopo il rifiuto dei rappresentanti Fca di presentarsi all’incontro stabilito la scorsa settimana con le autorità locali, è passato all’attacco, inviando i risultati delle misurazioni sulle emissioni di NOx (“ben sopra alla norma”) effettuate dalla Kba sulla versione 2.0 diesel della 500X sia all’autorità italiana di omologazione (il dicastero dei trasporti, guidato da Graziano Delrio) che alla commissione Ue. E chiedendo ai tecnici italiani di “di valutare i dati e prendere conseguenti misure“.
Secondo le rivelazioni della Bild am Sonntag, l’autorità per le omologazioni Kba avrebbe riscontrato sulla 500X la presenza di un software che interrompe la riduzione delle emissioni dopo 22 minuti di marcia. Va ricordato, a questo punto, che i test sulle emissioni avvengono in un arco di tempo che di solito non supera i 20 minuti. La stesa Bild, in precedenza, aveva ventilato l’ipotesi di un divieto di vendita di alcuni modelli Fiat in Germania nel caso fosse tutto confermato, citando un’anonima fonte del ministero dei trasporti, forse proprio il ministro Dobrindt.
Su queste indiscrezioni il titolo Fiat Chrysler è arrivato a perdere fino al 6% a Piazza Affari. L’azienda si è rifiutata di commentare gli articoli della stampa tedesca, limitandosi a ribadire che “i nostri veicoli sono pienamente conformi alle normative Ue sulle emissioni in vigore”. Della vicenda si era occupato nei giorni scorsi anche il ministro dei trasporti Delrio, chiarendo in una lettera al suo omologo tedesco Dobrindt che c’è la “piena e completa disponibilità del costruttore Fca, ma si tratta di avviare un dialogo ufficiale tra le nostre Autorità di omologazione (per l’Italia il Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti e per la Germania il KBA, ndr) così come previsto dalla direttiva quadro 2007/46/CE, invece che proseguire nell’interlocuzione diretta con il costruttore”.
Dunque Fca rischia davvero di non poter più vendere auto in Germania? Non proprio. Le regole dell’Unione in merito dicono che l’Italia è responsabile per l’omologazione, e un’approvazione ricevuta nel nostro Paese è valida in ognuno degli Stati Membri dell’Unione. Regole che impedirebbero alla Germania di bloccare le vendite Fiat. Concordano con questa tesi anche alcuni analisti, interpellati dal sito specializzato Autonews.com: “quali che siano i riscontri, difficilmente alla Fiat verrà proibito di vendere alcuni modelli in Germania, anche considerando che alla Volkswagen è stato permesso di continuare a farlo nonostante quel che è successo”, fanno sapere dalla UBS. “Se le autorità italiane non hanno nulla da eccepire con la Fiat, anche se quelle tedesche dovessero dimostrare il contrario, non ci sarebbero ripercussioni per il costruttore” aggiunge Arndt Ellinghorst, della londinese Evercore ISI. L’impressione, tuttavia, è che la questione sia lungi dall’essere archiviata.