“Vogliamo mandare un messaggio chiaro. Nessuno può permettersi di rovinare gli oceani per una scatoletta di tonno”. Greenpeace attacca i metodi di pesca distruttivi condotti, a loro dire, da Petit Navire di proprietà del colosso mondiale Thai Union. Questa mattina venticinque attivisti dell’organizzazione hanno bloccato la fabbrica che produce tonno in scatola a Douarnenez, nella regione francese della Bretagna. Circa 15 militanti di Greenpeace si sono incatenati ad alcune scatole di tonno giganti bloccando l’uscita dei camion dalla fabbrica della multinazionale thailandese che inscatola e distribuisce tonno in tutta Europa.
In contemporanea, alcuni climber si sono calati dal tetto dell’edificio a una decina di metri di altezza per dipingere sulla facciata un enorme messaggio: “Stop Ocean Destruction” (“Fermiamo la distruzione degli oceani”). Sulle scatole giganti, insieme al marchio francese, si legge anche quello di Mareblu, presente sul mercato italiano. L’azione di Greenpeace in corso in Francia si svolge a poche ore dall’apertura del Bangkok Tuna Forum in Thailandia, dove si riuniranno le principali aziende produttrici del settore.
La campagna di sottoscrizione
L’associazione ambientalista può contare sul sostegno di oltre 400mila persone che hanno già firmato la sua petizione per chiedere a Thai Union, e a tutti suoi marchi, di cambiare i suoi metodi di approvvigionamento. Lo scorso weekend i volontari di Greenpeace sono entrati in azione nei supermercati per spostare le scatolette di tonno dei marchi di Thai Union lasciando gli scaffali vuoti, “come vuoto rischia di diventare il mare, senza più pesci a causa della pesca eccessiva”.
“È ora di fermare chi svuota il mare per una scatoletta di tonno” -“Se Thai Union, che produce un quinto del tonno in scatola venduto nel mondo, non cambia subito rotta impegnandosi a diventare un leader mondiale anche della sostenibilità, noi siamo pronti a entrare in azione per denunciare i suoi metodi di pesca distruttivi”, dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. “Mareblu aveva promesso di rifornirsi solo con metodi di pesca sostenibile ma a oggi nei suoi prodotti continua a finire tonno pescato con sistemi che danneggiano gli oceani. Non possiamo rimanere a guardare: è ora di fermare chi continua a svuotare il mare per una scatoletta di tonno”.
Blitz ambientalista anche a in Italia
Domenica 22 maggio centinaia di volontari di Greenpeace sono entrati in azione anche a Firenze, e nei supermercati di altre 25 città italiane, per protestare contro il tonno in scatola di Mareblu. Tonno che, sostiene il movimento ambientalista, viene “in gran parte pescato con metodi non sostenibili”. Nel capoluogo toscano, riferisce una nota, i volontari di Greenpeace hanno agito in due grandi supermercati “mettendo nel carrello della spesa tutti i prodotti” della marca criticata e sostituendoli da un cartello che accusa la marca di lasciare “il mare vuoto come questo scaffale”.