Il sindaco di Parma affida a un documento di 5 pagine le sue controdeduzioni per evitare la cacciata definitiva dal movimento. Ancora polemiche e attacchi per la gestione di Di Maio dei rapporti con gli amministratori locali e la richiesta di ripartire da regole e spazi di confronto più chiari
Cinque pagine per evitare l’espulsione, per dichiarare a tutti gli iscritti M5s che la propria sospensione è “iniqua, illegittima e infondata nei suoi contenuti”. Da Parma il sindaco Federico Pizzarotti gioca la sua ultima carta per tenersi stretto il suo all’interno dei Cinque stelle, e questa volta è lui a dare l’ultimatum ai vertici del Movimento: “Possiamo buttare tutto alle ortiche o provare a ripartire cercando di cambiare le cose” annuncia in una conferenza stampa per chiarire la sua posizione.
Il primo cittadino di quella che una volta era la Stalingrado Cinque stelle ha messo nero su bianco le sue ragioni nelle controdeduzioni richieste dallo staff di Beppe Grillo dopo la sospensione arrivata via blog lo scorso 13 maggio. Ci sono gli elementi per cui si ritiene la procedura di sospensione illegittima, le spiegazioni sull’indagine per abuso d’ufficio per le nomine del Teatro Regio che lo vede coinvolto, e soprattutto le motivazioni per avere tenuto nascosto prudentemente per tre mesi l’avviso di garanzia. Ma c’è anche la richiesta di ripartire, di provare per l’ultima volta a ricucire lo strappo che ormai da mesi divide Parma da Roma e Milano. “Se verrà revocata la mia sospensione – si legge nel documento pubblicato su Facebook – sarò felicissimo di rimanere a far parte a pieno titolo del M5s, ma chiedo anche che finalmente certe richieste vengano ascoltate”. Il sindaco si difende, ma lancia anche nuovamente le stesse accuse ripetute da giorni. “Trovo paradossale – ha aggiunto – che nessuno in 10 giorni si sia fatto vivo, penso fosse qualcosa di dovuto. E invece ho ricevuto la solidarietà di attivisti da tutta Italia, anche di molti eletti che però hanno paura di esporsi, perché temono di essere bollati come dissidenti o pizzarottiani. È anche a loro che devo queste risposte”.
Il primo cittadino si dichiara “innocente”: non ci sarebbero i presupposti per la sua espulsione, e nemmeno per la sospensione, visto che le procedure non vengono citate nel “non statuto”, unico documento riconosciuto come regolamento per i Cinque stelle. “Si parla solo di requisiti, e noi quelli li abbiamo ancora saldamente tutti” spiega Pizzarotti, rivendicando la trasparenza, quando proprio nei giorni scorsi è stato attaccato per non avere rivelato ai suoi cittadini e ai vertici del Movimento dell’avviso di garanzia. C’è poi il regolamento pubblicato sul sito dei Cinque stelle, dove sono invece previste le procedure di espulsione e sospensione, che però non si possono ritenere efficaci perché mai votate dall’assemblea, e che comunque “non sono mai state violate”. E infine, anche nel regolamento per gli eletti alla Camera e al Senato, che non riguarda quindi i sindaci, si parla di espulsione solo in caso di condanna.
Pizzarotti non risparmia critiche alla gestione del Movimento. “Da mesi non abbiamo contatti con il direttorio, e i tentativi sono stati tanti, i messaggi o i video pubblicati sono solo una piccola parte”. L’attacco è sempre per Luigi Di Maio, responsabile dei comuni, che alla richiesta di un incontro con i sindaci a Imola “ha detto che non ne vedeva la necessità. Ma io penso invece – aggiunge Pizzarotti – che per un Movimento che viene attaccato su tutti i fronti sia importante confrontarci e parlare, non dividerci in correnti o fazioni, ma fare coesione. Questo mi aspetterei da un gruppo che vuole governare l’Italia”. Il dito è puntato anche sull’irresponsabilità dei vertici in vista delle amministrative, ad esempio viene ritenuto un errore non candidare liste Cinque stelle a Ravenna e a Rimini: “Ci vuole uno scatto di maturità, bisogna passare dalla mentalità di opposizione a quella di governo e governare vuol dire prendere le decisioni giuste. Ma così si fa vincere il Pd senza un concorrente forte. Sono tanti in Italia i comuni che non hanno ricevuto la certificazione, a cui non è stato risposto. Io questa la chiamo irresponsabilità”.
Al sindaco di Parma non va giù anche la disparità di trattamento con altri primi cittadini indagati, come Filippo Nogarin a Livorno e Fabio Fucci a Pomezia. “Noi siamo stati gli unici a pubblicare un avviso di garanzia, se non lo abbiamo fatto subito è perché abbiamo prima voluto parlare con la magistratura – ha continuato – prima di Parma si bollava il M5s come populista, ma alla vigilia delle elezioni non possiamo essere passati dalla Stalingrado all’Inquisizione della mia città e soprattutto della mia persona”. La difesa del primo sindaco grillino va dall’indagine a tutte le polemiche che lo hanno toccato negli ultimi tempi, dai presunti contatti con il Pd alle manie di protagonismo: “Io non sto pensando a niente, al di là di chiudere questa situazione. Non penso a una lista civica, non mi chiama Renzi tutti i giorni, come forse dice qualcuno. Noi ora vogliamo solo andare avanti, perché ci sono cittadini che contano sulla nostra gestione”.
Parma andrà avanti con o senza Movimento Cinque stelle, assicura il sindaco. Nel documento di risposta allo staff di Beppe Grillo si chiede però anche di poter ripartire con regole chiare, più rapporti tra periferie e centro, tavoli di lavoro ufficiali, dialoghi tra eletti Cinque stelle e vertici che vadano al di là del rapporto online e anche meet up nazionali in cui chi è stato eletto possa esprimersi, e sostegno ai territori governati dal Movimento. “In questo ultimo anno – dice Pizzarotti – sono stato lasciato totalmente solo, ma nonostante ciò ho cercato di dimostrare che quel simbolo per me aveva un valore importante. Perché sarei ancora qua, dopo tutto quello che mi sono sentito dire?”. È un’altra mano tesa, per l’ultima volta. “Ora evidentemente la decisione non dipende da me – si legge a conclusione delle cinque pagine – ciò su cui vi invito a riflettere è se una mia espulsione faccia il bene del M5s o di chi spera che il M5s si indebolisca”.