Più ore di lavoro, meno riposo tra un servizio e l’altro e più macchinisti soli. Sono le condizioni messe sul tavolo da Ferrovie dello Stato per il rinnovo contrattuale in discussione da settimane. “Proposte oscene” secondo i sindacati, che invitano i lavoratori “a non andare a lavorare stanchi” e indicono uno sciopero dalle ore 21 di martedì 24 alle 18 di mercoledì 25 maggio.
La lucidità dei macchinisti può salvare molte vite, soprattutto quando la tecnologia fa cilecca. Come è accaduto il 3 maggio tra Francavilla al Mare e Ortona, in provincia di Chieti, quando un FrecciaBianca stava per finire a 130 chilometri all’ora dentro un Intercity fermo sullo stesso binario, al segnale rosso. Se Michele Tedesco, il macchinista del FrecciaBianca 9824 che viaggiava col via libera, non avesse visto per tempo il convoglio e tirato il freno di emergenza, l’impatto sarebbe stato devastante. Tedesco si è fermato a 100 metri dall’Intercity: due secondi di esitazione sarebbero stati fatali.
Qualcosa non ha funzionato nei sistemi automatici di sicurezza, ha riconosciuto l’amministratore delegato di Ferrovie Renato Mazzoncini in una lettera, inviata ai sindacati il 17 maggio, che parla di “inconveniente”. “Come in tante altre situazioni, la coscienza del ruolo e la vigilanza costante dei macchinisti ha risolto un problema generato nel sistema tecnologico” ha scritto Mazzoncini, ringraziando i macchinisti per il “loro prezioso lavoro”.
“Ritiri le oscenità contenute nelle proposte contrattuali” ribatte il sindacato Cat (Coordinamento Autorganizzato Trasporti), sul piede di guerra. Antonino Catalano, responsabile Cat, spiega a ilfattoquotidiano.it: “Ci chiedono ancora produttività, che si traduce in flessibilità oraria e logistica. Vogliono aumentare l’orario di lavoro: 9 ore di notte, 11 di giorno, una in più rispetto alle condizioni attuali. Oggi di notte ci sono due macchinisti, domani uno solo. L’azienda potrà non considerare orario di lavoro il tragitto che si fa dalla sede di lavoro fino a 50 o 60 chilometri di distanza, se ti fanno partire da lì. Vogliono ridurre il riposo tra un servizio e l’altro a 12 ore: se io finisco alle 5 di mattina, secondo loro alle 17 dello stesso giorno posso ripartire a lavorare”.
“Gli obiettivi del rinnovo contrattuale saranno, come sempre, discussi e condivisi con le organizzazioni sindacali – ribattono a ilfattoquotidiano.it fonti Fs – e tenderanno a conciliare le primarie ragioni della sicurezza con quelle dell’efficienza complessiva della macchina industriale. Sappiamo quanto il fattore umano resti fondamentale, e non lo trascureremo mai. Ma sappiamo altrettanto bene quanto la tecnologia all’avanguardia, di cui dispongono la rete e i nostri treni, abbia elevato i nostri livelli di sicurezza rendendo la rete di Rfi e i treni di Trenitalia tra i più sicuri al mondo”.
Non è la prima volta che Mazzoncini, numero uno di Fs dallo scorso novembre, fa infuriare i macchinisti. A incrinare il loro rapporto, le parole che il manager bresciano, 47 anni, si è fatto uscire in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati, il 22 marzo. “Un macchinista – aveva detto – che viaggia a 300 all’ora che cosa fa sul treno? Non voglio minimizzare ma è chiaro che non guida, è Rfi che lo sta guidando…”. E’ stato frainteso, secondo fonti Fs, che riferiscono a ilfattoquotidiano.it: “Sulla rete ferroviaria nazionale sono installati due sistemi tecnologici di eccellenza per la supervisione e il controllo del distanziamento in sicurezza dei treni: ERTMS/ETCS livello 2 su circa mille chilometri del Sistema Alta Velocità/Alta Capacità e SCMT su 11mila chilometri di linee convenzionali. Grazie a questi sistemi, al macchinista sono fornite in tempo reale tutte le indicazioni e informazioni necessarie per guidare in sicurezza. È questo il senso stretto delle parole dell’amministratore delegato”.