Il più antico istituto di credito di Lugano, fino al 2014 di proprietà di Generali, è accusato di aver violato le disposizioni anticorruzione a causa dei rapporti con la 1Malaysia Development Berhad, svuotata da politici locali che hanno dirottato miliardi di dollari sui propri conti. A febbraio i brasiliani di Btg, coinvolti nello scandalo Petrobras, l'hanno venduto al fondo greco Efg international
La Banca della Svizzera Italiana, il più antico istituto di credito di Lugano, fino al luglio 2014 di proprietà del gruppo Generali, è sotto inchiesta per carenze nei controlli antiriciclaggio e anticorruzione e dovrà essere sciolta. A deciderlo è stata l’Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari (Finma) della Confederazione. “Un’eccessiva fame di rischio e irragionevolezza hanno portato alla fine di una banca”, ha dichiarato il direttore della Finma Mark Branson in teleconferenza. Branson ha spiegato che l’istituto era già stato avvisato dalle autorità nell’autunno del 2013, per iscritto, del fatto che erano in corso accertamenti sul rischio di riciclaggio e corruzione in relazione ai rapporti poco trasparenti con il fondo sovrano malese 1Malaysia Development Berhad (1MDB). Fondo che a fine aprile è andato a sua volta in default dopo uno scandalo che, stando alle accuse, ha visto funzionari e uomini politici tra cui il premier Najib Razak distrarre 4 miliardi di dollari dalle sue casse dirottandoli in conti privati presso banche straniere. Tra cui la Bsi. “In ragione delle relazioni d’affari intrattenute e delle transazioni effettuate nell’ambito dell’affare di corruzione del fondo sovrano malese, Bsi sa ha violato gravemente le disposizioni legali in materia di riciclaggio di denaro e il requisito dell’irreprensibilità”, scrive in una nota la Finma
Nonostante il chiaro avvertimento, i vertici hanno deciso di continuare gli affari più “dubbi”, ha detto Branson. Presumibilmente si trattava di “rapporti di lavoro troppo lucrativi” per essere interrotti, ha aggiunto. “Noi, così come i nostri colleghi di Singapore, siamo arrivati alla conclusione che la banca doveva essere sciolta”, anche se “probabilmente si tratta del primo caso”. Intanto il Ministero pubblico della Confederazione, cioè la procura elvetica, ha aperto un procedimento penale contro l’istituto, il cui amministratore delegato Stefano Coduri ha annunciato le dimissioni con effetto immediato.
La banca centrale di Singapore ha a sua volta ordinato, in seguito all’inchiesta, la cessazione delle attività di Bsi nel Paese asiatico: la Monetary authority of Singapore parla di gravi violazioni delle regole anti riciclaggio. È la prima volta negli ultimi 32 anni che le autorità del Paese prendono un simile provvedimento nei confronti una banca. Secondo Ravi Menon, managing director del Mas, “Bsi è il più grave caso di controlli carenti e illeciti mai visto nel settore finanziario a Singapore”.
L’ingloriosa fine della banca arriva dopo una serie vorticosa di passaggi di proprietà. Nel 2014 il gruppo assicurativo triestino l’ha venduta ai brasiliani di Btg Pactual, il maggior istituto di investimenti in America Latina. L’anno scorso però André Esteves, amministratore delegato della società brasiliana che è anche azionista del Monte dei Paschi di Siena, è finito in carcere con l’accusa di corruzione nell’ambito dello scandalo Petrobras, la “Mani pulite” carioca. Così i brasiliani lo scorso febbraio hanno a loro volta ceduto l’istituto a Efg International, controllata dal miliardario greco Spiros Latsis. La Finma consentirà il passaggio, a condizione però che Bsi venga “integrata completamente” in Efg e poi sciolta. Nessuno dei quadri dirigenti della banca sotto accusa potrà entrare in una posizione chiave nella Efg International. “La multa e la sanzione porteranno a una riduzione del prezzo di acquisto”, hanno fatto sapere dal gruppo Efg.