Le attività di verifica ordinaria sono quasi congelate perché il personale deve gestire 63mila pratiche di rientro dei capitali. Secondo i sindacati del pubblico impiego questo "comporterà inevitabili conseguenze in termini di ordinaria lotta all'evasione"
In Lombardia, dove si concentrano 63mila delle 129mila autodenunce di italiani con soldi nascosti all’estero, gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate sono talmente impegnati a gestire quelle pratiche che non hanno tempo per i controlli ordinari. Risultato: quest’anno le attività di verifica su piccole e medie imprese, partite Iva, persone fisiche ed enti non commerciali crolleranno fino al 90% rispetto al 2015. Lo riporta ItaliaOggi, che dà conto dell’allarme lanciato dalla Usb Pubblico impiego – Agenzie fiscali Lombardia, secondo cui “da un confronto tra i dati di budget del 2015 e del 2016 emerge una impressionante differenza in negativo di accertamenti e verifiche programmate, con tagli che arrivano a differenziali del 90%”, cosa che “comporterà inevitabili conseguenze sia in termini di ordinaria lotta all’evasione sia in termini retributivi per le lavoratici e i lavoratori”.
Una situazione che getta una luce ben diversa sulla “svolta” annunciata a fine aprile dall’Agenzia, che concentrerà i controlli solo “sull’evasione più incallita e pericolosa”. Sembra di capire che le Entrate, più che altro, faranno di necessità virtù. Anche perché nel frattempo il governo ha ufficializzato che in estate partirà una voluntary disclosure bis: nuove pratiche da controllate, dunque.
Secondo il quotidiano finanziario, gli avvisi di accertamento pianificati in materia di Irpef, Ires e Irap caleranno in tutte le Direzioni provinciali della Lombardia: -78% a Lecco, -54% a Brescia, -75% a Como, -31% a Cremona, -62% a Lecco, -77% a Lodi, -82% a Mantova, -78% e -81% nelle due direzioni di Milano, -78% a Monza e Brianza, -57% a Pavia, -77% a Sondrio e -75% a Varese. Le verifiche presso le sedi di aziende, lavoratori autonomi ed enti non profit scenderanno nelle direzioni più grandi con percentuali variabili tra il 30 e il 60%. Immutate solo le attività relative ai grandi contribuenti, cioè le imprese con volume d’affari superiore ai 100 milioni di euro.