Le pattuglie per evitare l'imbrattamento dei muri sono state istituite a novembre scorso proprio per volere del primo cittadino dem. I due ragazzi di 15 e 13 anni trovati a fare scritte nel giardino pubblico. Le opposizioni li difendono e attaccano la giunta
Quelle squadre anti-degrado le aveva istituite a novembre 2015 proprio lui, il sindaco Pd di Forlì Davide Drei. Le stesse che, inflessibili, alcuni giorni fa sono andate a beccare i suoi due figli minorenni che scrivevano sui muri di un parco cittadino. Quando i vigili urbani li hanno fermati, assieme ad altri ragazzi, sono caduti dalle nuvole a sentire i loro cognomi. I due agenti non hanno tuttavia esitato a procedere e così il più grande dei due, 15 anni, è stato segnalato alla procura dei minori. Non imputabile invece i più piccolo, di appena 13 anni.
A scoprire la vicenda, tenuta inizialmente riservata anche vista la giovanissima età, il quotidiano la Voce di Romagna. A novembre la giunta comunale guidata da Drei aveva varato un piano per la lotta al degrado nella cittadina romagnola. Nel mirino proprio le scritte che da tempo, come in tante città, deturpano i palazzi. E tra le zone battute dalle squadre di vigili urbani, mimentizzati in borghese, anche il giardino pubblico Ariella Farneti situato fra centro storico e prima periferia della città, i cui muri sono noti per essere già ricoperti di scritte dei writers.
Sulla vicenda non è mancata la polemica politica. Nessuno tuttavia, nemmeno dai banchi dell’opposizione, ha attaccato il sindaco per la ragazzata dei figli. Sotto attacco piuttosto è finita proprio la scelta di affrontare con i vigili e la repressione la questione dei writers. “Noi difendiamo quei due ragazzi”, ha scritto in una nota il partito dei Verdi, attaccando la politica antidegrado e chiedendo piuttosto spazi per i writers. “Avranno fatto delle brutte scritte o magari dei meravigliosi disegni, ma l’amministrazione deve capire che interpretano una esigenza di libera espressione che non può essere repressa con metodi polizieschi e, ora, con la gogna mediatica perché sono figli di”.
Più ‘sociologico’ il commento del Movimento 5 stelle e dei due consiglieri comunali Simone Benini e Daniele Vergini, che propongono un regolamento che obblighi chiunque sia colto in flagrante a ripulire con l’addebito del costo del materiale a suo carico: “Le motivazioni che portano i giovani a imbrattare i muri con frasi anti-sistema hanno probabilmente un’origine complessa e derivante da numerosi fattori sociali fra i quali a nostro parere c’è sicuramente la mancanza di fiducia nelle istituzioni, nelle autorità in generale e il malessere diffuso di chi si sente abbandonato e impossibilitato a incidere concretamente per cambiare in meglio la propria comunità”.