Vincenzo Nibali affonda sulle Alpi. Il Giro d’Italia 2016, che probabilmente sarà vinto dall’outsider Steven Kruijswijk, ha già uno sconfitto sicuro: il campione siciliano, che nel 2014 aveva riportato il Tour de France in Italia a distanza di 16 anni da Marco Pantani, si è smarrito. Frenato da una condizione fisica precaria, tradito dalla sfortuna e schiacciato dalle pressioni, da due stagioni Nibali non è più lui. Ma se il fallimento al Tour 2015 poteva essere un incidente di percorso, quello al Giro 2016 rischia di rappresentare una battuta d’arresto importante per la sua carriera.
Presentatosi come favorito assoluto ai nastri di partenza, la sua corsa sembra già compromessa a cinque tappe dal termine. Il ritardo dalla Maglia rosa è ormai praticamente incolmabile: 4’37”, un abisso per chi avrebbe dovuto dominare dal primo all’ultimo chilometro. E invece ha arrancato da quando la strada ha cominciato a salire, fin dal primo arrivo in quota a Corvara, dove aveva incassato 37 secondi. La 16esima tappa, da Bressanone ad Andalo, ha segnato forse la sua resa definitiva: 11° al traguardo, a 1’47” di distanza da Valverde, vincitore di tappa, e da Kruijswijk leader della classifica. Un ritardo che si somma ai 2’10” beccati nella cronoscalta dell’Alpe di Siusi, in teoria il suo terreno di caccia, in pratica un calvario. Adesso Nibali, alla terza giornata nera di fila, è addirittura uscito dal podio: dietro non soltanto alla rivelazione olandese, ma anche al giovane colombiano Chaves e al vecchio Valverde.
Un disastro, difficilmente spiegabile. “Fino alla Marmolada le sensazioni erano buone. Non sappiamo cosa stia succedendo, faremo delle analisi per trovare delle risposte”, afferma il suo allenatore Paolo Slongo, che non esclude addirittura il ritiro. Di fatto, però, Nibali rischia di mandare in fumo la seconda stagione consecutiva. Dopo la consacrazione al Giro 2013, dopo l’apoteosi al Tour 2014, il 2015 era stato il suo annus horribilis: in Francia crisi a ripetizione, il parziale riscatto di La Touissuire e l’insoddisfacente quarto posto finale; poi alla Vuelta la beffa della squalifica per traino irregolare. Il 2016 avrebbe dovuto essere la stagione del rilancio: l’Astana lo aveva riportato al Giro, puntando sul sicuro. Nella corsa di casa, senza grandissimi rivali, avrebbe dovuto vincere a mani basse, prima di andare in Francia a far da gregario ad Aru e preparare le Olimpiadi. Invece le cose non stanno andando secondo i piani.
Nibali è solo quarto, dietro a ciclisti non di primissimo piano. Valverde ha 36 anni, non vince un Grande Giro dal 2009 e ha pagato dazio a Corvara, crisi che gli impedirà di lottare per la rosa. Esteban Chaves è un giovane colombiano in ascesa, che in pochi si aspettavano di vedere a questi livelli. Kruijswijk fino ad oggi non era mai andato oltre il settimo posto in una corsa a tappe e adesso domina il Giro. Eppure sono tutti davanti al campione siciliano. Persino il russo Zakarin, 44esimo lo scorso anno, potrebbe presto superarlo. Forse è stato fermo troppo a lungo quest’inverno, sbagliando la preparazione; forse non sopporta la pressione dell’uomo da battere. Forse è semplicemente il tempo che passa (32 anni a novembre) ad avergli tolto i cambi di ritmo con cui faceva la differenza. Prima di voltare pagina e pensare al Tour e ai Giochi di Rio 2016 (con che spirito, però?) restano ancora cinque giorni per ribaltare questo Giro d’Italia. Un’impresa quasi impossibile che non avrebbe fatto paura al vero Nibali. Ma di quello non c’è traccia ormai da due anni.