Risarcimento immediato per chi ha operato in scenari di guerra o zone di addestramento ed è stato colpito da malattie gravi e letali causate dall’esposizione a uranio impoverito. Con riferimento non solo al personale militare ma anche a quello civile. Nonché ai soggetti operanti nella cooperazione a vario titolo. Sono questi i punti salienti della proposta di legge (pdl) presentata da Mauro Pili, ex presidente della Regione Sardegna oggi deputato del movimento Unidos (Gruppo Misto) a Montecitorio, riguardante la sostanza radioattiva contenuta negli armamenti utilizzati dalle forze della Nato in Kosovo. La quale finora, secondo i dati dell’Osservatorio militare, ha provocato la morte di 333 militari, mentre altri 3.600 sono quelli ammalati. Un argomento tornato d’attualità proprio in questi giorni, alla luce della condanna del ministero della Difesa per la morte di Salvatore Vacca, fante del 151esimo reggimento della Brigata Sassari scomparso nel settembre 1999 a soli 23 anni per una leucemia dovuta agli effetti dell’uranio impoverito.
COMPLICITÀ E OMISSIONI – Così, mentre la “Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito”, la terza dal 2001 ad oggi, sta mettendo a punto una proposta organica con l’idea di affidare le competenze all’Inail come per gli altri lavoratori a prescindere dalla personalità giuridica del datore di lavoro, il deputato sardo (componente dell’organismo presieduto da Gian Piero Scanu del Pd) ha deciso di anticipare i tempi. Perché, spiega, “in questo gravissimo scenario di complicità e omissioni era indispensabile assumere, senza ulteriori perdite di tempo, un’iniziativa di natura normativa che riconosca automaticamente i danni civili e morali e i conseguenti adeguati risarcimenti per tutti i militari e i civili che abbiano contratto malattie”. Nella sua pdl, fra le altre cose, Pili propone l’“abrogazione di tutte le norme che istituiscono il Comitato di verifica per le cause di servizio” (che opera presso il ministero dell’Economia). Il quale secondo l’ex governatore della Sardegna, in questi anni, come hanno scritto i tribunali, “ha agito con provvedimenti ‘copia e incolla’ e con negligenza assoluta con il solo fine di salvare lo Stato, fregandosene dei malati di tumore e delle famiglie dei caduti in seguito all’utilizzo di munizioni all’uranio impoverito”.
TRIPLICE INTESA – A poter beneficiare del risarcimento, sempre secondo la proposta di Pili, non saranno soltanto militari, civili e cooperanti. Ma anche “i cittadini residenti nelle zone adiacenti (cioè quelle rientranti nella fascia di territorio della larghezza di dieci chilometri, ndr) alle basi militari sul territorio nazionale presso le quali è stato utilizzato o è conservato munizionamento pesante o esplosivo” all’uranio impoverito. In questo senso, spetterà al ministero della Difesa d’intesa con il Cocer – l’organo centrale nazionale che rappresenta unitariamente Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri etc. – e i rappresentanti delle associazioni di categoria definire le aree ritenute a rischio esposizione. Per quanto riguarda il riconoscimento dell’indennizzo, infine, nella pdl il deputato sardo prevede l’istituzione di un apposito ufficio, denominato “Servizio nesso causale automatico”, da affidare a “soggetti esterni” al dicastero guidato da Roberta Pinotti (Pd). Il motivo? In questi anni – conclude Pili – i ministeri della Difesa e dell’Economia hanno fatto di tutto per occultare, nascondere e manipolare la verità sull’uranio impoverito e le cause di morte di centinaia di militari e civili”. Intanto, giovedì, proprio la ministra sarà alla Camera per un’audizione in commissione d’inchiesta.