Il ramo sportivo di Cologno, in odore di passaggio a Vivendi, tocca l’apice della visibilità nella prima stagione di esclusiva del torneo, strappata a Sky con l’offerta da 606 milioni per un triennio. Yves Confalonieri: "Soddisfatti dal punto di vista editoriale". Il match su un apposito canale (391 del digitale) sarà disponibile in una definizione quattro volte più alta dell’HD
Sessanta ore di live da Casa Premium in piazza Duomo. La produzione per oltre 200 Paesi, con 43 telecamere puntate su San Siro che si accenderanno grazie a circa 35 chilometri di cavi srotolati attorno e dentro lo stadio. La finale di Champions League mette Premium Sport al centro del mondo televisivo per oltre 72 ore. Tanto che il Biscione ha mobilitato circa 200 tecnici, oltre ai giornalisti, per un impegno totale che sfiora le trecento persone.
Perché la qualità delle immagini di Real-Atletico viaggerà in tutto il mondo e sarà ‘made in Premium’. È il momento clou di una preparazione che va avanti da 15 mesi tra esperimenti e prove sul campo, iniziate due settimane fa attorno a San Siro. Così il ramo sportivo di Cologno, in odore di passaggio a Vivendi, tocca l’apice della visibilità nella prima stagione di esclusiva della Champions League, strappata a Sky con l’offerta da 606 milioni per un triennio. E infatti la presentazione del mega-evento televisivo, diventa anche l’occasione per un fare un bilancio sull’investimento non proprio remunerativo al termine della prima stagione. “Siamo soddisfatti dal punto di vista editoriale – sottolinea Yves Confalonieri, direttore dei contenuti di Premium – Il nostro canale Sport si è acceso appena 11 mesi fa ed è già la prima rete sportiva in Italia. Purtroppo non siamo stati fortunati. La Lazio è andata fuori ai preliminari e la Juve, se non avesse sbagliato la partita a Siviglia, sarebbe arrivata almeno in semifinale”.
Per Mediaset è la quarta finale prodotta per i broadcaster internazionali e per la prima volta verrà trasmessa in 4K, una definizione quattro volte più alta dell’HD, su un apposito canale (391 del digitale) e con una squadra dedicata di telecronisti e tecnici. I veri protagonisti saranno loro, dietro le quinte. Dopo aver già prodotto Roma-Barcellona con standard da semifinale di Champions, accendendo 24 telecamere, per il derby di Madrid lo sforzo è raddoppiato. Premium ‘gestisce’ il compound di tutti i network internazionali e ha deciso di scorporare la regia della diretta con 43 telecamere affidate alla cura di Giorgio Galli e dei replay che saranno gestiti da Stefano Schiavinato.
Si tratta del più grande evento mai curato dal Biscione a quasi 25 anni da quel Juventus-Celtic, sedicesimi di Coppa dei Campioni, trasmessa in diretta sul territorio lombardo nel settembre 1981. Probabilmente sarà l’ultimo sotto il cappello di Mediaset, poiché Premium Sport è a un passo dall’acquisizione da parte di Vivendi, con la due diligence che si chiuderà il 31 maggio. “Prima dell’estate qualcosa dovrà succedere. Siamo sereni – confida Confalonieri – ‘Rischiamo’ di andare a lavorare per un altro grande gruppo”. Traslocando sul network francese anche il carico dell’investimento da 606 milioni. Il numero degli abbonati è cresciuto nel corso della stagione, ma non abbastanza da compensare i costi con l’utile dell’intera Premium aumentato di appena 20 milioni. Tanto che lo stesso Confalonieri jr strizza l’occhio all’idea della Superleague voluta da diversi grandi club europei: “I diritti di queste competizioni costano così tanto che non si recuperano con la pubblicità, quindi il prodotto non può essere solo free. Anzi, la tendenza va verso il pay”.
Poi aggiunge, riferendosi all’assenza delle milanesi – ma anche di alcune big inglesi come lo United – dalla prossima Champions: “Siamo in attesa di capire cosa succede all’Uefa. Visti i costi, la competizione dovrebbe essere garantita alle grandi squadre, quelle con maggiore appeal. Chi resta fuori dovrebbe avere una seconda chance. Ferma restando la sacralità del merito sportivo, ci vuole più tutela per le squadre tedesche, inglesi, italiane e spagnole. Anche l’Uefa, del resto, fa in questi Paesi buona parte del suo fatturato”. Business is business.