Nel documento conclusivo del vertice di Ise Shima i leader mondiali hanno tracciato le linee guida da seguire sui grandi temi. Un maggiore scambio di informazioni a livello internazionale per sconfiggere lo Stato islamico e al-Qaeda. Per quanto riguarda l'emergenza immigrazione, invece, la comunità internazionale "dovrebbe aumentare gli sforzi nella prevenzione dei conflitti", nella "promozione della pace". L'ipotesi Brexit sarebbe "un grave rischio per l’economia glonale"
Una strategia comune per combattere il terrorismo, intensificando lo scambio di informazioni a livello internazionale e una più efficace cooperazione tra i servizi di intelligence. Non solo. Perché ci sono altre sfide come la crescita, lo sviluppo economico e la crisi dei migranti, alle quali è necessario dare “una risposta globale”. Sono questi i temi e le linee guida tracciate nel documento conclusivo del G7 che si è svolto a Ise Shima, in Giappone, dove leader di Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito hanno discusso di un piano per lasciarsi alle spalle l’attuale incertezza economica globale e, allo stesso tempo, hanno ribadito la necessità di offrire una soluzione condivisa alla crisi dei rifugiati. “La crescita globale – si legge nel documento finale – è moderata e inferiore alle sue potenzialità. L’escalation di conflitti geopolitici, del terrorismo e dei flussi di profughi complicano il contesto economico globale”, ma “oggi abbiamo dimostrato la nostra capacità di agire concretamente” su importanti questioni per “garantire la pace, la sicurezza e la prosperità nel mondo“.
Tra i temi affrontati, quello dell’immigrazione, scrivono i leader nel documento finale del G7, “è una sfida globale che richiede una risposta globale, nel pieno rispetto dei diritti umani e in conformità con il diritto internazionale”. La comunità internazionale “dovrebbe aumentare gli sforzi nella prevenzione dei conflitti”, nella “promozione della pace” e nell’aumento della “assistenza globale”, per soddisfare le esigenze immediate dei migranti (il cui flusso, si legge nel testo conclusivo del G7 “è ai livelli più alti dalla seconda guerra mondiale”) e dei Paesi che li accolgono, ma anche per intervenire sulle cause “socio-economiche” dei Paesi da cui si muovono i flussi: l’istruzione, l’assistenza sanitaria, le infrastrutture, e la promozione dei diritti umani e delle pari opportunità. “Affrontare alla radice” il problema: è questa la sintesi emersa dal summit in Giappone che ribadisce la necessità di rispettare i principi fondamentali delle convenzioni internazionali, “fornendo rifugio sicuro a coloro che fuggono dalle persecuzioni”. Allo stesso tempo, però, i leader del mondo ricordano la necessità di “alleviare la pressione di quei Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati”, come l’Italia.
Nei due giorni di summit, il G7 ha valutato come “l’allarmante aumento degli attacchi terroristici” rappresenti “una minaccia urgente per la sicurezza globale”. Pertanto, scrivono nel documento finale, servono “maggiori sforzi di coordinamento” non soltanto tra le istituzioni, ma anche con il settore privato e con le organizzazioni della società civile. Altrettanto preoccupanti sono “le atrocità e le violazioni dei diritti umani” da parte dello Stato Islamico e di al-Qaeda. In termini concreti Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito chiedono, tra le altre cose, di “aumentare la sicurezza del trasporto aereo”, di tagliare i canali di finanziamento alle organizzazioni terroristiche (il pagamento dei riscatti, scrivono nel testo, “è una delle principali fonti” di denaro), di intensificare le azioni di cyber-security e aumentare la collaborazione dell’intelligence.
“La priorità urgente” è però la crescita globale, si legge nel testo finale del G7. “Ribadiamo il nostro impegno – scrivono i leader – ad utilizzare tutti gli strumenti di politica monetaria, fiscale e strutturale, individualmente e collettivamente, per rafforzare la domanda globale” e, allo stesso tempo, “mantenere il debito a livelli sostenibili” in modo da raggiungere “una crescita forte ed equilibrata”. Ambiente, energia, sviluppo delle risorse umane, istruzione, tecnologia ed economia digitale sono – si legge nel testo – i settori nei quali è necessario intervenire con più urgenza. Inoltre, per il G7, l’eventuale uscita della Gran Bretagna – dove a giugno si voterà il referendum – dall’Unione europea (la Brexit) “sarebbe un grave rischio per l’economia glonale“.
Sul fronte del clima e dell’energia, i leader del G7 si dicono “determinati ad accelerare” ogni azione che permetta di arrivare, il prima possibile a “un sistema energetico” pulito, con ridotte emissioni di gas serra che possano garantire, allo stesso tempo, la crescita economica.
Un appello a “cessare le ostilità” in Siria è stato lanciato dai leader del G7: “Condanniamo le violazioni del cessate il fuoco soprattutto nella zona di Aleppo da parte del regime siriano – scrivono nel documento – e chiediamo di fermare gli attacchi indiscriminati contro i civili”. Inoltre, dal Giappone si rinnova l’invito a Russia e Iran a “sollecitare il regime” siriano a rispettare gli accordi. Dal summit emergono anche timori per l’utilizzo delle armi chimiche e per la grave “situazione umanitaria”, nonché per le difficoltà di garantire alla popolazione gli aiuti necessari.