L'olandese rivelazione, dominatore da 3 settimane, si chianta qualche chilometro prima del traguardo sulla neve della discesa del Colle dell'Agnello. Così in classifica generale diventa primo Chaves. E nella tappa regina, da Guillestre a Sant'Anna di Vinadio, può succedere di tutto
Lacrime di campione. Vincenzo Nibali piange al traguardo di una delle sue vittorie più sofferte e più belle. Sofferta, perché dopo la crisi della scorsa settimana in tanti l’avevano dato per finito (e non solo in questo Giro d’Italia). Bella, bellissima perché è un capolavoro di gambe, tattica, coraggio e anche fortuna: il siciliano arriva da solo a braccia alzate a Risoul e ora può addirittura vincere il Giro. Steven Kruijswijk, l’olandese rivelazione e dominatore per tre settimane, si è schiantato qualche chilometro prima sulla neve della discesa del Colle dell’Agnello e ha perso la maglia rosa, passata sulle spalle del colombiano Chaves. Ad una tappa dal termine, tutto può succedere nel Giro 2016.
Una rivoluzione. E manca ancora una tappa, quella regina: da Guillestre a Sant’Anna di Vinadio, tre gran premi della montagna e arrivo in quota a 2mila metri. La classifica dice che Nibali, dato per morto fino a ieri (il suo allenatore aveva parlato addirittura di ritiro), può ancora vincere il Giro: deve recuperare 44 secondi a Esteban Chaves, giovane colombiano in ascesa, che è già stato 5° alla Vuelta 2015 a soli 25 anni ma ancora non ha vinto nulla in carriera. La pressione (la stessa che ha paralizzato le gambe dell’esperto azzurro per due settimane) potrebbe fargli brutti scherzi. A Kruijswijk, segnato nel fisico dalla caduta e nel morale dalla disfatta, servirebbe quasi una resurrezione per colmare un gap comunque non eccessivo (1’05”). E occhio anche alla zampata del vecchio Valverde: con una tappa così dura e un distacco di poco inferiore ai 3 minuti, neppure lui è tagliato fuori. Sarà uno dei finali più appassionanti dell’ultimo decennio. Grazie a Nibali, comunque vada.