Diritti

Separazioni, il marito-pizzaiolo non paga alimenti. Il giudice lo assolve: “Alla ex ha offerto pizze, ma lei ha rifiutato”

Un cinquantenne divorziato non era riuscito a far fronte al versamento di 300 euro al mese ma aveva proposto di cucinare, soprattutto dopo il fallimento del proprio ristorante

Se un padre non è in grado di pagare gli alimenti alla moglie da cui è separato, può far fronte in natura alla mancanza di denaro. Nel caso specifico, un pizzaiolo che fatica ad arrivare a fine mese, può offrire all’ex consorte delle pizze, che in senso stretto sono alimenti veri e propri. Lo ha stabilito un giudice del tribunale di Padova a conclusione del procedimento penale avviato dalla denuncia della signora. Un padre cinquantenne, divorziato, N. T., residente a Villafranca Padovana, non riusciva a far fronte al versamento di 300 euro al mese (poi maggiorati a 400) e si è trovato sul banco degli imputati. La moglie, infatti, aveva rifiutato l’offerta di ricevere le pizze che egli produceva nel suo negozio, almeno in parziale pagamento. Al posto delle capricciose o delle quattro stagioni voleva i soldi che erano stati fissati dal giudice al momento della sentenza che dichiarava la cessazione degli effetti civili del matrimonio. E così si era rivolta a un avvocato. Ma il processo penale, in cui si è costituita parte civile, ha avuto un epilogo diverso.

Sul fatto che i soldi non fossero stati versati non c’era dubbio, ha scritto il giudice. Ma “l’affermazione di responsabilità penale per la condotta omissiva non può prescindere dalla valutazione anche dell’effettiva possibilità dell’obbligato a provvedere alla corresponsione dei mezzi di sussistenza, giacché l’inadempimento incolpevole comporta l’insussistenza del reato”. Le prove e le testimonianze emerse durante il processo hanno convinto il giudice Chiara Bitozzi che l’uomo non poteva pagare, avendo perfino offerto le pizze per far fronte ai suoi obblighi. “L’imputato all’epoca dei fatti traeva la sua fonte di reddito dalla gestione di una pizzeria per asporto, attività che non dava i risultati economici sperati, tant’è che veniva chiusa nel 2010, non riuscendo più l’imputato a far fronte ai debiti per l’affitto dei locali, per i fornitori e per il dipendente”. Questa la situazione monitorata dal giudice: “L’imputato, per far fronte alla situazione, invitava la signora ad accettare dei pagamenti dilazionati di modico importo in base ai proventi settimanali dell’attività lavorativa ovvero a prelevare delle pizze in luogo del denaro; proposta ben presto rifiutata dalla signora in quanto le sembrava di ricevere l’elemosina”.

Inoltre nello stesso periodo l’imputato, che aveva una nuova relazione, aveva “fatto ricorso continuativo al sostegno economico della propria famiglia e di quella della nuova compagna”. In conclusione, non aveva i soldi per pagare gli alimenti, anche se aveva in parte contribuito per il vitto e le spese mediche e scolastiche della figlia, mettendo perfino a disposizione le pizze. Il pizzaiolo, difeso dall’avvocato Sonia Della Greca, è stato assolto perché il fatto non sussiste.