Lobby

Veneto Banca, 88mila soci verso l’azzeramento. Le chance di rilancio appese al successo dello sbarco in Borsa

L'aumento di capitale, stando alle prime indiscrezioni, rischia di essere la fotocopia di quello della Popolare di Vicenza. A fare la differenza potrebbe essere la disponibilità degli azionisti storici a sottoscriverlo pro quota, portando il flottante a un livello sufficiente per la quotazione. Per i piccoli cambia poco: la banca varrà pochi milioni di euro contro i 4,9 miliardi del 2012

L’aumento di capitale di Veneto Banca, stando alle prime indiscrezioni, rischia di essere la fotocopia di quello della Popolare di Vicenza: scarso interesse da parte degli investitori istituzionali in fase di pre-marketing, impossibilità di fissare una vera e propria forchetta di prezzo, collocamento delle azioni a pochi centesimi di euro, necessità di un massiccio intervento da parte del fondo Atlante per garantire il buon fine dell’operazione. A fare la differenza, però, potrebbero essere i soci storici dell’istituto di Montebelluna che – dopo essere intervenuti in assemblea determinando un ribaltone ai vertici e nel consiglio d’amministrazione della banca – sembrerebbero intenzionati a sottoscrivere pro quota l’aumento.

Se così fosse, un 10-12% del capitale farebbe capo ai piccoli azionisti: una quota che può fare una grossa differenza, perché sommata al 5% circa che Mediobanca ha annunciato di voler sottoscrivere e a qualche eventuale acquisto da parte di altri investitori, porterebbe il flottante complessivo oltre il 15%. Un livello senz’altro inferiore al limite regolamentare del 25%, ma forse sufficiente per ottenere da Borsa Italiana una deroga e permettere a Veneto Banca di quotarsi a Piazza Affari.

E’ su questo che si gioca il reale successo dell’operazione: l’ingresso in Borsa, seppur a prezzi da “penny stock”, può favorire per molte vie il rilancio della banca rendendola al contempo più trasparente e più appetibile in vista di un’aggregazione in tempi brevi. In questi giorni sia Ubi, sia Bper (Banca popolare dell’Emilia-Romagna) hanno smentito le insistenti indiscrezioni circa un loro interesse per l’istituto veneto e circa un possibile ingresso nell’azionariato di Montebelluna attraverso l’aumento di capitale. Com’è abbastanza logico, una possibile operazione verrà valutata solo a bocce ferme, ad aumento di capitale concluso, e sarebbe favorita dall’eventuale (e auspicabile) quotazione di Veneto Banca, perché le azioni dell’istituto avrebbero finalmente un prezzo di mercato.

Le maggiori probabilità di quotazione e la possibilità di un’aggregazione a breve-medio termine con un gruppo bancario complementare (è da circa un anno che Veneto Banca dialoga con possibili partner) potrebbero tradursi anche in un interessamento da parte degli hedge fund e di investitori istituzionali che, come Mediobanca, non partecipano ad Atlante. Tutto ciò renderebbe inoltre meno oneroso l’intervento del fondo a garanzia del successo dell’operazione, intervento che con ogni probabilità si renderà comunque necessario.

Per i piccoli azionisti che non sottoscriveranno l’aumento di capitale, che la banca sia quotata o meno farà poca differenza perché si ritroveranno sostanzialmente azzerati. Per i soci storici che hanno invece deciso di partecipare e che esprimono il presidente e la grande maggioranza del nuovo consiglio d’amministrazione, il successo dell’operazione è fondamentale per consolidare la propria posizione e poter avere voce in capitolo in una spa i cui equilibri stanno per cambiare drasticamente, con il fondo Atlante che a fine aumento potrebbe trovarsi con almeno l’80% del capitale.

Ma è ancora presto per parlare di questo. Lunedì 30 si riunirà il consiglio d’amministrazione di Veneto Banca per deliberare in merito al prezzo e alla tempistica dell’aumento di capitale. Secondo le prime indiscrezioni, il prezzo minimo verrà fissato a 0,10 euro, che corrisponde a una valorizzazione della banca di 12,2 milioni di euro contro i 4,9 miliardi del 2012, quando il prezzo era stato artificiosamente fissato a 40,25 euro dalla sciagurata gestione di Vincenzo Consoli. Gli 88mila soci di Veneto Banca hanno dunque perso il 99,75% dell’investimento. Sempre secondo indiscrezioni provenienti dal consorzio di collocamento, l’aumento di capitale da 1 miliardo di euro partirà il 6 giugno per concludersi il 20. L’eventuale ammissione a quotazione sarebbe prevista per il 28 giugno.