Conquistati i delegati per la nomination repubblicana tra l’indignazione generale Donald Trump ha tenuto il suo comizio a San Diego (California), in vista delle primarie del 7 giugno per cui il miliardario è ormai unico candidato, mentre fuori al centro convegni della città c’erano disordini e scontri tra manifestanti, pro e contro, e la polizia. Erano circa mille i dimostranti contro il miliardario che aspira alla Casa e alla fine sono state 35 le persone arrestate.
I dimostranti hanno scandito slogan, mostrato cartelli, bandiere americane e messicane, per opporsi alle posizioni sull’immigrazione del magnate, ma hanno anche scavalcato barriere e lanciato bottiglie. Una decina di persone sono state subito bloccate di fronte al centro convegni dopo che un gruppo di dimostranti è riuscito a scavalcare le transenne posizionate dalla polizi. Dopo il comizio, quando il centro convegni si era svuotato, gruppi di sostenitori di Trump e di suoi oppositori hanno iniziato a scambiarsi insulti e lanciarsi oggetti nelle strade. La polizia antisommossa ha dichiarato il raggruppamento illegale, ordinato alla folla di disperdersi: chi si è rifiutato è stato arrestato: In manette sono finite altre altre 25 persone, 18 invece le persone medicate sul posto.
Mentre fuori c’erano i disordini il candidato ha attaccato Gonzalo Curiel, il giudice che si sta occupando del caso della Trump University. “Mi odia”, è “molto ostile”, “è messicano” ha detto. “Ci vediamo a novembre, anche da presidente. Il giudice Curiel dovrebbe vergognarsi. Il giudice è messicano e ritengo che alla fine i messicani mi appoggeranno”.
La città di San Diego vicina al confine con il Messico – confine sul quale il tyccon promette di costruire un muro anti-immigranti – ha un terzo dei cittadini latinoamericani e molte persone che vivono e lavorano su lati diversi della frontiera. Ogni giorno il passaggio di confine di San Ysidro, che collega San Diego e Tijuana, è attraversato da circa 300mila persone che si spostano legalmente tra i due Paesi.