Si riparte dal colpo di testa di Sergio Ramos, l’inzuccata con la storia. Mancata, quella dell’Atletico Madrid con il primo trionfo. Concretizzata, quella del Real di Carlo Ancelotti che conquistò la decima Champions. Tra Lisbona e Milano scorrono due anni, i quarti di finale della scorsa stagione risolti – ancora a pochi minuti dalla fine, come in Portogallo – dalla rete di Hernandez. E mille sfottò tra le squadre dell’unica città che potrà vantarsi di aver ridotto a un derby la competizione più prestigiosa d’Europa. Il teatro è di lusso, la casa di un’altra metropoli, Milano, che invece da sabato sera non sarà più quella con più Champions in bacheca. Comunque vada a finire, Madrid ne esporrà undici mentre sotto il Duomo fanno bella mostra di sé dieci coppe.
È tutto questo e tanto di più, Real-Atletico. Uno scontro tra filosofie e cammini opposti in una stagione da brividi. I Blancos di Zidane, idolo juventino da una parte. I Colchoneros – ovvero i materassai, perché in Spagna degli stessi colori delle loro maglie erano rivestiti i materassi – dell’ex nerazzurro Simeone dall’altra. La classe del francese contro la garra dell’argentino: questo hanno seminato da giocatori e della stessa materia sono fatte le loro squadre. Il Real ha iniziato a ingranare sotto la guida di Zizou dopo l’esonero di Rafa Benitez, mesi controversi che a San Siro possono trovare uno sbocco positivo. Per l’Atletico sarebbe la chiusura di un cerchio dopo tanti obiettivi – l’ultimo è la Liga – sfumati a un passo. Se si vincesse ai punti, i cugini ‘poveri’ di Madrid alzerebbero la coppa. In 12 partite da settembre a oggi hanno subito appena 5 gol, chiudendo ben otto volte con il portiere imbattuto. E poi hanno tra le mani gli scalpi di Barcellona e Bayern, le grandi favorite, eliminate con applicazione tattica e voglia di sacrificio da spellarsi le mani.
Merito del Cholo Simeone, ormai dio pagano di una religione, il Cholismo, trasversale e molto apprezzata dagli amanti della tattica. Poco spettacolo, tanta sostanza. Così arrivano le vittorie secondo l’ex centrocampista di Inter e Lazio. L’attenzione maniacale per i dettagli è una sua prerogativa: esattamente quello che è mancato all’Atletico nei due precedenti appuntamenti con la storia. Nel 1974, i Colchoneros persero contro il Bayern Monaco nella ripetizione della finale due giorni dopo il pareggio all’ultimo secondo di Hans-Georg Schwarzenbeck. Il colpo di testa di Sergio Ramos a Lisbona è storia recente. È arrivato il momento? “Adoro sentire sulle spalle i 113 anni di storia del club, davvero. Siamo diversi da due anni fa, ma la struttura e la forma sono le stesse. Il Real cercherà di tenere il pallino, chi prenderà la supremazia del centrocampo può fare sua la finale”, dice Simeone alla vigilia. Poi gioca a nascondino: “Per l’equilibrio della squadra, Casemiro è più importante di Bale e Ronaldo. Con lui possono giocare in contropiede. Zidane ha fatto un ottimo lavoro, non facendosi condizionare da quello che era successo prima nello schierare Casemiro. Ha dimostrato così di essere un allenatore vero”. Il riferimento è al diverbio Benitez-Perez: il primo voleva il brasiliano titolare nel Clasico, ma il presidente si oppose.
Zidane, che una finale al Real l’ha già fatta alzare nel 2002, potrebbe diventare il settimo a vincere la coppa da giocatore e allenatore: “Non trovo grandi differenze, sono contento di essere qui e sto vivendo queste ore intensamente”. Mentre Ronaldo, in gol nel 2008 con lo United e due anni fa durante il supplementare, mira a essere il primo a segnare in tre finali. Se dovesse trovare la rete eguaglierebbe il suo record personale di marcature (17) stabilito nel 2014. Pochi giorni fa ha subito una botta in allenamento e in conferenza stampa non c’è, ma “sarà al cento per cento” è il rassicurante commento di Zizou. Che poi punge il Cholo sul suo terreno: “Conta il collettivo. Ci sarà da soffrire. Ma sappiamo farlo anche noi”. Sicuramente lo faranno i 40mila madrileni arrivati a Milano. Tra caccia ai biglietti a prezzi stellari e fan zone cariche di cori e attesa, si consumano lentamente le loro ore della vigilia.