Musica

Gigi D’Alessio abbandona la Siae sulle orme di Fedez: “Non è trasparente, mi affido a Soundreef”

Il cantante napoletano ha motivato così la scelta: "Laddove c'è il monopolio il mercato non cresce. Sono certo che tanti altri colleghi ci seguiranno su questa strada". L'Italia non ha ancora recepito la direttiva europea che prevede la liberalizzazione dei diritti d'autore

di F. Q.

Gigi D’Alessio dice addio alla Siae e si affida a Soundreef per la raccolta dei suoi diritti d’autore. La decisione del cantante napoletano segue la strada già aperta dal rapper Fedez, che un mese fa aveva portato a termine lo stesso percorso. L’accordo è stato firmato il 28 maggio tra il cantautore e l’amministratore delegato di Soundreef, Davide D’Atri. “Sono sempre attento alle novità – afferma D’Alessio – e mi sono accostato con curiosità a Soundreef. Ho cercato di capire meglio e mi ha convinto la trasparenza della rendicontazione al contrario di quella Siae che non è analitica e non chiarisce con esattezza da dove arrivano i proventi. Non era per me una scelta facile, ma ho creduto nel progetto di questi giovani e credo nel libero mercato. Laddove c’è il monopolio il mercato non cresce. Sono certo che tanti altri colleghi ci seguiranno su questa strada”.

D’Alessio, forte di 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e con un repertorio di circa 750 brani (uno dei più grandi della discografia italiana) ha incaricato Soundreef, una delle prime società in Europa ad essere riconosciuta dal governo inglese ai sensi della nuova direttiva, di riscuotere dall’1 gennaio 2017 i suoi proventi musicali. “Siamo felicissimi per l’arrivo di Gigi – commenta D’Atri – Con la direttiva Barnier l’Unione Europea ha preso atto della rivoluzione digitale in corso e della conseguente fine dell’era dei pochi monopoli che ancora resistono come quello italiano della Siae. Credo che presto assisteremo a un effetto domino. Abbiamo tanti contatti in fase avanzata di artisti che hanno espresso la loro volontà di cambiare, esercitando la libertà che la Direttiva riconosce loro”.

Nell’apprendere la notizia relativa al passaggio di Gigi D’Alessio a Soundreef, il Presidente SIAE Filippo Sugar ha dichiarato: “SIAE è un’Associazione senza scopo di lucro che tutela il diritto d’Autore di tutti i suoi Associati senza alcuna discriminazione tra artisti popolari o meno popolari, giovani o meno giovani in tutti i settori della cultura, e non può permettersi di ingaggiare con una campagna acquisti singoli artisti, cosa che ci risulta stia facendo Soundreef. Abbiamo anche delle perplessità su quanto questo tipo di approccio possa essere continuativo nel tempo perché, a meno che Soundreef abbia fondi illimitati, che SIAE sicuramente non ha, è evidente che una volta ingaggiati 5, 10, 20 artisti appare complicato che possa mantenere un modello di business adeguato per la tutela dei diritti di tutti gli Autori.  Ci stupiamo delle parole di Gigi D’Alessio, non capiamo a cosa si riferisca in tema di trasparenza perché la nostra ripartizione è gestita in modo del tutto trasparente, utilizzazione per utilizzazione. Nel rendiconto che inviamo ai nostri Associati vi sono indicazioni molto dettagliate: titolo per titolo, fonte per fonte. Ci risulta complicato, sempre alla luce del modello di business di Soundreef, capire la creazione di posti di lavoro a cui fa riferimento Gigi D’Alessio. Vorrei ricordare, a tal proposito, che la SIAE ha oltre 1200 dipendenti e 503 agenzie mandatarie su tutto il territorio Italiano senza le quali sarebbe impossibile svolgere il nostro lavoro adeguatamente e stare dalla parte di chi crea difendendo il diritto d’Autore”.

La direttiva Barnier dell’Unione Europea riconosce a tutti gli autori ed editori europei la libertà di scegliere a quale società di gestione dei diritti affidarsi per tutti o taluni diritti ed apre così un mercato, quello sulla gestione ed intermediazione dei diritti d’autore, che in Europa vale circa 5 miliardi di euro. La Direttiva nel nostro Paese non è ancora stata recepita. Proprio per sollecitarne il recepimento, Soundreef e oltre 300 fra imprenditori e investitori, nelle scorse settimane, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi.

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