Due dossier delicatissimi per il neo ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Sui quali pesano le tensioni diplomatiche tra Il Cairo e Roma innescate dall’omicidio del giovane ricercatore friulano Giulio Regeni. Intanto l’azienda di David Vincenzetti medita il ricorso al Tar contro la revoca dell’autorizzazione globale alla vendita dell’Rcs Galileo in 46 Paesi. Mentre è slittata di un mese la decisione sull’istanza della società guidata da Andrea Formenti. Per la vendita di un sistema di monitoraggio delle comunicazioni al Consiglio nazionale di difesa egiziano. Lo stesso destinatario finale di HT
Il nodo è sempre l’Egitto. Da mesi al centro di relazioni diplomatiche burrascose tra Il Cairo e Roma dopo l’omicidio di Giulio Regeni. Il giovane ricercatore friulano scomparso la notte del 25 gennaio e ritrovato cadavere nei pressi della capitale del Paese guidato da Abd al-Fattah al-Sisi. E’ questo il contesto in cui, il 31 marzo scorso, la Direzione generale per la politica commerciale internazionale del ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha disposto la revoca alla società milanese Hacking Team (HT) dell’autorizzazione globale all’export del software Rcs Galileo per le “mutate situazioni politiche” in alcuni dei 46 Stati, tra i quali proprio l’Egitto, destinatari del via libera alla commercializzazione del suo prodotto. Un sofisticato sistema che consente di spiare a distanza dati e informazioni che transitano su computer e smartphone. Ed è lo stesso contesto nel quale, il 12 maggio, il Mise ha ‘congelato’ anche la richiesta di autorizzazione specifica (valida cioè per una singola transazione) avanzata dalla società Area Spa per l’esportazione, sempre verso l’Egitto, di “un sistema di monitoraggio delle comunicazioni su rete funzionante con protocollo internet”.
RINVIO DOPO RINVIO – Insomma, due delicati dossier per il dicastero del neo ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Che, sempre al Mise, aveva già rivestito la carica di vice della ex ministra Federica Guidi fino al 20 marzo 2016. E che era quindi presente sia quando HT ottenne l’autorizzazione globale (il 3 aprile 2015) sia oggi che il ministero da lui guidato dal 10 maggio dovrà decidere, entro il 13 giugno prossimo, anche sulla richiesta di Area spa. Richiesta presentata il 16 novembre 2015 e sulla quale il Mise, che avrebbe dovuto pronunciarsi entro il 14 maggio, ha deciso di prendere altro tempo. Disponendo “la sospensione dei termini di conclusione del procedimento” di 30 giorni dopo ben quattro rinvii del Comitato consultivo per l’esportazione dei beni a duplice uso (utilizzabili cioè sia in applicazioni civili che militari) chiamato ad esprimere, come prescrive la procedura, parere obbligatorio ma non vincolante sull’istanza dell’azienda lombarda. Nel provvedimento si precisa che “sono ancora in corso approfondimenti del quadro di riferimento informativo da parte di alcune Amministrazioni interessate”. Approfondimenti di quale natura? Secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it il rinvio di 30 giorni della decisione si è reso necessario per consentire ai componenti del Comitato consultivo (tra i quali, oltre al Mise, i ministeri degli Esteri, della Difesa, dell’Interno, dell’Economia, dell’Istruzione e della Salute) un’ulteriore valutazione, alla scadenza del termine, dello stato dei rapporti bilaterali tra Italia ed Egitto e dei possibili sviluppi eventualmente intervenuti. Insomma, l’autorizzazione richiesta da Area Spa, potrebbe dipendere proprio dall’evoluzione delle relazioni diplomatiche tra Roma e Il Cairo che al momento, date le tensioni attuali, ne sconsiglierebbero la concessione. Eppure, a leggere la sezione dedicata al commercio internazionale di beni dual use, come quello che Area vorrebbe esportare, altri dovrebbero essere i criteri di valutazione delle istanze di autorizzazione. Una delle “massime priorità delle relazioni esterne dell’Ue”, si legge infatti nel sito del Mise, “è la promozione del rispetto dei diritti umani”. Con tanto di riferimento alla “lotta contro la tortura”. Parametri nei quali l’Egitto non eccelle di certo.
A CARTE BOLLATE – Non ha avuto bisogno di tempo, invece, il 31 marzo scorso la Direzione generale per la politica commerciale internazionale per revocare l’autorizzazione globale triennale concessa, solo un anno prima, ad Hacking Team. Negandole la possibilità di continuare ad intrattenere rapporti non solo con i Paesi più opachi sul fronte dei diritti umani, Egitto compreso, ma anche con altre Nazioni, come ad esempio gli Stati Uniti, rispetto ai quali, al contrario, il problema non si pone neppure. Il 23 maggio, David Vincenzetti, fondatore e dominus di HT, ha varcato le porte del Mise per discutere proprio della vicenda della revoca a carico della sua società. Portando con sé una domanda che si era già posto qualche settimana fa in un’intervista rilasciata proprio al fattoquotidiano.it: “Se il problema era l’Egitto, perché ci hanno bloccato anche negli altri 45 Paesi?”. La società milanese non sembra intenzionata a chiedere singole autorizzazioni specifiche per riattivare, Paese per Paese, le diverse relazioni commerciali stoppate dal Mise. E non è escluso che possa adire le vie legali impugnando dinanzi al Tar il provvedimento del ministero. Interpellata da ilfattoquotidiano.it HT ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.
DALLA SIRIA ALL’EGITTO – Ci vorranno, invece, circa due settimane per conoscere il ‘verdetto’ della Direzione generale competente del Mise su Area Spa. Società con sede a Vizzola Ticino, in provincia di Varese, posseduta al 100% da A+Group, una srl che si occupa prevalentemente di attività finanziaria e immobiliare, a sua volta di proprietà, sempre al 100%, di Andrea Formenti che è anche l’amministratore unico di Area Spa. Come per l’Rcs Galileo di HT, anche il destinatario finale (“per fini di sicurezza nazionale”) del sistema di monitoraggio delle comunicazioni prodotto dall’azienda varesina è il Consiglio Nazionale di Difesa egiziano. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il responsabile relazioni istituzionali dell’azienda Eduart Biasizzo, già consulente diplomatico della Presidenza del Consiglio dei ministri, non ha rilasciato commenti sul congelamento della procedura di autorizzazione avviata presso il ministero dello Sviluppo economico. Con il Mise, Area Spa si era già confrontata qualche anno fa. Quando, il 9 novembre 2011, l’Autorità per l’esportazione beni a duplice uso le aveva revocato l’autorizzazione specifica rilasciatale il 4 febbraio dello stesso anno, per l’export di un “sistema di monitoraggio centralizzato della rete dati pubblica, internet e servizi 2G/3G” diretto in Siria, alla Syrian Telecommunications Establishment. All’epoca, il regime di Bashar al-Assad stava dando vita ad una durissima repressione a danno degli oppositori interni. E l’Autorità del Mise dispose il blocco all’esportazione della tecnologia dual use. Applicando l’articolo 8 del regolamento Ce 428 del 2009: “Per motivi di sicurezza pubblica o di rispetto dei diritti dell’uomo, uno Stato membro può vietare l’esportazione di prodotti a duplice uso…”.
Twitter: @Antonio_Pitoni