Con una lettera aperta, il gruppo di ricercatori ha espresso la propria preoccupazione dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il virus una "emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale". Poco più di un mese fa è stato dimostrato il legame tra l'infezione e la microcefalia infantile
Più di un centinaio fra scienziati e medici di tutto il mondo hanno chiesto che i Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016 siano rinviati o spostati altrove, a seguito dello scoppio del virus Zika. Con una lettera aperta, il gruppo ha espresso la propria preoccupazione dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il virus una “emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale”. Ma l’Oms ritiene che non siano “i motivi” per rimandare. Poco più di un mese fa è stato dimostrato il legame tra l’infezione e la microcefalia infantile.
L’appello degli scienziati: “In passato Giochi anche cancellati”
“Facciamo questo appello, nonostante la diffusa convinzione che i giochi siano inevitabili, perché troppo grandi per fallire“, dicono professori, scienziati e medici, nella lettera. “La storia insegna che non è così. Nel 1916, nel 1940 e nel 1944 le Olimpiadi non solo furono spostate ma posticipate fino ad essere cancellate”, hanno ricordato. Gli scienziati dicono che attualmente “molti atleti, delegazioni e giornalisti, sono combattuti tra il decidere se partecipare alla manifestazione sportiva che si terrà tra il 5 e il 21 agosto, o rinunciare. Inoltre si dicono d’accordo con le organizzazioni legate al controllo delle malattie che hanno raccomandato di “riconsiderare o rimandare viaggi in aree in cui la trasmissione del virus Zika è attiva”. “Se il consiglio fosse seguito da tutti, nessun atleta sarebbe obbligato a scegliere tra correre il rischio di contrarre la malattia o partecipare ad una competizione”, scrivono i firmatari che vogliono mettere in chiaro come la loro più grande preoccupazione è la possibilità di mettere a repentaglio la salute globale, dal momento che il ceppo del virus Zika circolante in Brasile “danneggia la salute in un modo che non è mai stato visto prima dalla scienza”.
Il paese sudamericano ha subito una epidemia senza precedenti di microcefalia nei neonati di madri che hanno contratto Zika durante la gravidanza, e sono stati anche segnalati casi di adulti che hanno sofferto di sindrome di Guillain-Barre a causa del virus, che si diffonde attraverso zanzare Aedes Aegypti. Per questo motivo, viene considerato “un rischio inutile” che “500.000 turisti stranieri, provenienti da tutti i paesi, parteciperanno ai Giochi, a rischio di essere infettati dal ceppo e di fare poi ritorno nei propri paesi e causare una epidemia. Non è etico correre questo rischio solo per fare dei Giochi che si potrebbero fare in ogni caso, se rinviati o cambiando luogo”, concludono i firmatari, molti dei quali sono rinomati professori di etica medica.
L’Oms: “Cancellare i Giochi non avrà effetti significativi sulla diffusione”
Per l’Oms invece cancellare le Olimpiadi di Rio o cambiare la location “non avrà effetti significativi sulla diffusione internazionale del virus Zika. Non c’è alcun motivo di salute pubblica per una tale decisione”. Il Brasile è “uno dei circa 60 Paesi che continuano a riportare casi di Zika. Le persone continuano a viaggiare da e verso questi territori, per una varietà di ragioni”, al di la dei giochi olimpici. Dunque, “il modo migliore per ridurre il rischio di trasmissione rimane seguire le raccomandazioni di salute pubblica durante i viaggi“.
E le raccomandazioni al momento diffuse dall’Oms riguardano le donne incinte, che non devono partire per le aree colpite da Zika, incluso ovviamente Rio de Janeiro, e i loro partner di ritorno da questi Paesi devono considerare di praticare sesso sicuro o astenersi fino al termine della gravidanza. Per gli altri si consiglia di consultare un medico prima di partire, proteggersi dalle zanzare, praticare sesso sicuro o evitare rapporti, scegliere alloggi con aria condizionata e cercare di non visitare zone in precarie condizioni igieniche.