di Angelo Mazzoleni
Negli anni ’70 andava di moda lo slogan: “l’estremismo è la malattia infantile del comunismo”. Oggi dobbiamo più modestamente sintetizzare con una sua variante quel che accade nella decadente politica italiana di questi ultimi anni. I primi sintomi di questa malattia politica, si erano manifestati già nel 2010 quando Renzi, come sindaco di Firenze, si recò ad Arcore da Berlusconi, dove ricevette una prima sua investitura con apprezzamenti da parte del Cavaliere allora ancora in sella, rimanendo forse fulminato sulla via di Damasco dalla personalità del Cavaliere. Ma nessuno avrebbe potuto prevederne gli sviluppi. Da allora, somiglianze ed empatie tra i due sono andate crescendo fino a culminare nel patto del Nazareno, con quel ponte dentro il governo che porta il nome di Verdini. Un accordo, al di là delle finzioni teatrali, ancora pienamente in atto come si è visto, anche recentemente, dalle vicende farsesche delle amministrative a Roma dove il centrodestra, grazie ai favori al Pd del Cavaliere, si presenta diviso e perdente.
Da colui che appare come un padre adottivo, Renzi ha appreso molto; la furbizia no, quella era una dote innata in entrambi. Il modo di comunicare per annunci e spot, lo stesso ostentato ottimismo: dai ristoranti pieni, mentre già l’Italia era nelle morse di una grave crisi, fino alla rappresentazione di un’Italia immaginaria, penisola di benessere o che comincia a crescere. In realtà, come si è visto dai dati macroeconomici di allora e di oggi, sia pure in modo diverso, a crescere sempre più, in Italia, è sembrato solo il naso dei due politici in questione. Dalle barzellette del Cavaliere, alle invettive renziane contro i gufi, fino alle mille promesse mai mantenute, sembra quasi che, in Italia, nulla sia cambiato e che si sia di fronte ad una continuazione del berlusconismo sotto altre spoglie.
Sullo sfondo, si intravvedono gli stessi opachi rapporti con poteri forti e gruppi di potere, le stesse ambigue contiguità con un sistema spesso corrotto e malato, che il M5s va denunciando ogni giorno, dove vari protagonisti di allora e di oggi sembrano mossi solo dalla stessa ambizione personale e sete di potere, con la differenza che Renzi ci sta mettendo in più quell’arroganza e spregiudicatezza demagogica, una sorta di estremismo, appunto infantile, che il suo maestro più esperto riusciva almeno a mascherare. Mancando a Renzi il possesso di tv private, appare quasi scontato, in questo quadro, il tentativo, attraverso la recente riforma della Rai, di controllare anche l’informazione dove far passare senza contraddittorio, spot o messaggi di distrazione di massa. Lo vediamo anche in questi giorni con la patetica campagna anticipata sul referendum. Perfino i suoi fedelissimi, che sembrano quasi ammaestrati, utilizzano in tv le stesse tecniche comunicative aggressive, utilizzate a suo tempo dai portavoce berlusconiani.
Avendo come spina nel fianco una, peraltro imbelle e finta, sinistra, così come il Cavaliere ebbe l’opposizione di Fini, anche a Renzi non è riuscito il tentativo di delegittimazione della magistratura e di mettere un freno alle intercettazioni. Ultimamente sembra anzi avere fatto un passo prudente indietro, subito però rilanciando, prendendosela con quei vecchi costituzionalisti che osano opporsi alla sua riforma costituzionale, fatta su imput e sostegno di Napolitano e con l’appoggio dei verdiniani. Roba che i padri costituenti si rivolterebbero nella tomba. Riforma per di più fatta da un parlamento incostituzionale e che, se passasse, seppellirebbe definitivamente quel che rimane della democrazia italiana. Neppure il Cavaliere si era spinto a tanto. Ma certo non era forse un “uomo del fare” quanto l’attuale premier. Peccato che occorre poi valutare se si faccia il bene o solo danni al paese.
Notiamo comunque che qui il figlio adottivo recide il cordone ombelicale e supera addirittura. Non per andare verso la sua autonomia e maturità ma verso , probabilmente, la sua autodistruzione politica. Non è pensabile infatti, a mio parere, che la stessa demagogia utilizzata ad ogni appuntamento elettorale con l’elargizione al popolo delle 80000 caramelle elettorali, funzioni, nonostante i supporti dei media di sistema asserviti, nonostante la passiva rassegnazione di troppi italiani, in un cambiamento delle regole fondamentali che appartengono a tutti i cittadini. Se, con le stesse tecniche di persuasione di massa, il berlusconismo, oltre a produrre danni all’economia del paese, contribuì notevolmente al decadimento di valori e cultura critica, benefici di cui si avvale oggi il renzismo, è anche vero che, quando sono troppo evidenti e ripetute, non funzionano più.
Mentre il Cavaliere riuscì a dominare la scena per un ventennio, operando con più prudenza, è difficile pensare che la maggioranza degli gli italiani, in parte ormai vaccinati, commettano lo stesso errore con l’attuale premier. Anche perché, al contrario di Berlusconi, non può avvalersi neppure di una parvenza di legittimazione data da una sua elezione democratica da parte dei cittadini. Difficile che la maggioranza degli Italiani si lasci catturare nuovamente dalle stesse scene di un film già visto. Alle amministrative, e soprattutto al referendum di ottobre, capiremo se negli italiani il vaccino contro le malattie infantili avrà prodotto effetti benefici.
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