Dallo sfratto dal campo rom alla discesa in politica. È il percorso di Marina Braidic, cittadina italiana di origine rom che a marzo 2016 è stata tra il centinaio di “nomadi” sgomberati, per ordine dell’assessore alla Sicurezza meneghina Marco Granelli, dal campo di via Idro, uno dei più vecchi insediamenti nomadi di Milano, aperto nel 1989. Uno sfratto che ha portato la rom 48enne a scegliere di scendere in campo, candidandosi al Consiglio del Municipio 2 per la lista Milano in Comune – Basilio Rizzo Sindaco. “Ho deciso di candidarmi non solo per aiutare i rom”, racconta Braidic, mentre ricorda il suo container di via Idro che lo scorso 25 aprile è stato danneggiato da un gruppo di leghisti. “Chiudere i campi della città? Direi proprio di no”, continua la candidata, aggiungendo che i centri di accoglienza offerti dal Comune dopo gli sgomberi “non aiutano molto e sono soldi sprecati”. La sua proposta abitativa per la comunità rom? “Fare dei piccoli villaggi gestiti da un coordinatore” dove anche i rom paghino l’affitto “come tutti i cittadini italiani”. Peccato che il piano di reinserimento lavorativo del Comune di Milano, secondo Dijana Plavovic della Consulta rom e sinti di Milano, non funzioni. “Granelli vanta questi 50 posti di lavoro a tempo indeterminato” ma in realtà i rom interessati da questo progetto lavorano “20 ore settimanali e prendono 170 euro al mese”. Una paga che, stando all’attivista, non gli permetterebbe di pagare nessun affitto di Elisa Murgese
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