Da quindici giorni il programma di Rai3 non ospita esponenti del Partito democratico. Che ora chiedono spiegazioni. Carbone: "I vertici dell'azienda chiariscano". La deputata Rotta: "Grave violazione del pluralismo". Fratoianni di Sinistra italiana: "Vogliono il monologo"
Il Pd ancora contro Ballarò. Da due settimane il programma di Massimo Giannini non invita ospiti del Partito democratico in puntata e i dem tornano all’attacco del conduttore con cui già più volte si sono scontrati. In prima fila i renziani: “È inconcepibile e inaccettabile”, ha dichiarato il deputato Ernesto Carbone, “che il primo partito italiano, venga escluso da un talk dove sono presenti esponenti di altre forze politiche e per lo più nell’imminenza di un turno elettorale. Visto il silenzio perdurante dei responsabili del programma di Rai3 chiediamo ai vertici dell’azienda di chiarire la vicenda”.
E il chiarimento è arrivato direttamente da Viale Mazzini: “L’esclusione di esponenti Pd dalla puntata di questa sera di Ballarò è stata decisa per rispetto della normativa sulla par condicio”. La nota della Rai informa: “Secondo i dati dell’Osservatorio di Pavia sul tempo di parola a Ballarò, dal 26 aprile ad oggi, il governo è al 23,8%, il Pd al 22%, M5S al 15,9%, la Lega all’8,6%. Non ci sarebbe quindi nessun veto contro il Pd – fanno notare -, perché ospitare un esponente Dem avrebbe comportato sanzioni da parte di Agcom“. All’Autorità garante per le telecomunicazioni aveva pensato, tra l’altro, di rivolgersi il Pd: “Il Partito democratico presenterà un esposto all’Agcom su questa esclusione inspiegabile, è una violazione intollerabile alla par condicio e al pluralismo televisivo”.
A condannare la polemica è invece Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana componente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai: “Dagli attuali dirigenti del Pd, ogni giorno arriva una sorpresa. Quelli che occupano tutti gli spazi televisivi riescono anche a lamentarsi. La verità è che la loro trasmissione preferita è quella dove il dibattito è un monologo buono per la loro propaganda senza contraddittorio”. Il caso è scoppiato nelle scorse ora, quando la deputata Pd Alessia Rotta per prima ha chiesto spiegazioni: “Quali sono le motivazioni reali dietro questa decisione? Non vorremmo che dietro presunti calcoli sui dati dell’Osservatorio di Pavia ci sia la volontà di avvantaggiare qualcuno. Anche nell’ultima puntata prima del voto, ci troveremmo di fronte ad un veto nei confronti del primo partito italiano, i cui candidati si trovano a concorrere contro tutti i partiti di opposizione. Rai3, con il suo principale spazio di informazione, in prima serata, vuole discriminare gli esponenti del Pd?”.
Giannini, che secondo numerose indiscrezioni per il prossimo anno non sarà più conduttore della trasmissione di Rai3, non è la prima volta che si scontra con la galassia renziana. Tra le polemiche che hanno fatto più rumore, quella sulla puntata del 26 gennaio scorso quando il conduttore ha definito il caso Boschi-Banca Etruria “un rapporto incestuoso”. Per il deputato dem e segretario in Vigilanza Michele Anzaldi la condotta di Giannini era stata più grave di quella del dirigente che ha autorizzato il countdown anticipato di Capodanno e che per quel motivo era stato licenziato. “Un nuovo editto bulgaro”, lo definì lo scrittore Roberto Saviano. Il giornalista rispose poi in diretta: “La Rai mi può licenziare, il Pd proprio no. La politica non decide i palinsesti”.