La Sezione disciplinare del Csm ha confermato il trasferimento d’ufficio da Milano dell’ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e lo ha condannato alla perdita di sei mesi di anzianità. Robledo resta a Torino, non più come giudice ma come procuratore aggiunto. Secondo l’accusa Robledo avrebbe passato all’avvocato della Lega Nord, Domenico Aiello, nell’ambito di uno scambio di favori, informazioni su atti coperti dal segreto dell’inchiesta su rimborsi indebiti percepiti da consiglieri della Regione Lombardia. Il tutto sarebbe avvenuto in uno scambio di favori perché il pm avrebbe ottenuto a sua volta dal legale, tramite le sue conoscenze di partito, copia degli atti che l’allora eurodeputato Gabriele Albertini, denunciato per calunnia dallo stesso magistrato milanese, aveva presentato al Parlamento europeo per ottenere l’immunità (richiesta rigettata e ora Albertini è imputato a Brescia)
“Il gruppo dirigente della Lega da Bossi in giù è stato tutto rinviato a giudizio. Abbiamo proceduto nei confronti di 16 consiglierei regionali di quel partito. E se la Lega è stata rasa al suolo, è avvenuto per questa indagine. Qual è allora la parzialità verso la Lega?” aveva detto Robledo in sua difesa davanti alla Sezione disciplinare del Csm. Il presunto scambio di favori è “un’accusa infamante” , ricordando la sua carriera “limpida”.
L’accusa nei confronti di Robledo si basa su alcune intercettazioni di telefonate tra Aiello ed esponenti della Lega risalenti al 18 dicembre del 2012 in cui l’avvocato diceva che nell’inchiesta c’erano “intercettazioni gravi contro il Pdl” e che per quanto riguardava il suo partito sembrava ci fosse una “gola profonda”. E riferiva che altri sette-otto consiglieri regionali della Lega sarebbero stati indagati l’indomani, ma che al massimo entro il 20 gennaio sarebbero arrivati avvisi ai consiglieri del Pd, dell’Italia dei valori e del Movimento pensionati.
Sono tutte “notizie inattendibili e non vere”, aveva replicato Robledo, spiegando che nell’inchiesta sui rimborsi regionali non ci sono state mai intercettazioni, né una gola profonda, e che non erano sette-otto i consiglieri indagati, ma 15. Il magistrato ha anche spiegato il senso di uno scambio di sms tra lui e l’avvocato Aiello. Appreso dalle agenzie di stampa che una ventina di consiglieri di opposizione di Pd, Idv e Sel erano stati indagati nell’inchiesta sui rimborsi dei consiglieri regionali, il 29 gennaio Aiello gli scrisse “uomo di parola! poi grande magistrato”, ottenendo come risposta: “Caro avvocato, promissio boni viri est obligatio”. Un elemento che l’accusa valuta a carico del pm, ma che il magistrato ha spiegato riferirsi al preciso impegno che lui e i colleghi titolari dell’indagine avevano preso a concludere l’inchiesta per tutti i consiglieri regionali coinvolti, prima delle elezioni previste per il 25 febbraio, per “garantire la par condicio”.
Per quanto riguarda il favore ottenuto dal legale il magistrato ha fatto notare il magistrato che è “temporalmente insostenibile“, visto che lui soltanto il 30 gennaio apprese che Albertini aveva chiesto l’immunità: “come avrei potuto il 18 dicembre scambiare notizie, peraltro non vere, con qualcosa che non conoscevo?” Comunque i documenti che Aiello poi gli girò erano “atti pubblici“, non c’era niente di “riservato”. Si trattava dell’ordine del giorno della seduta del Parlamento europeo sulla richiesta di Albertini, rintracciabile sul sito della stessa assemblea, e di copia di un atto che il difensore dell’ex sindaco aveva depositato al tribunale di Brescia. E lo scopo di Robledo era solo quello di interloquire con il Parlamento europeo.