Dopo 20 minuti è precipitato in mare. Senza provocare danni, per fortuna, ma con un clamoroso buco nell’acqua che non mancherà di pesare sul destino già incerto di Piaggio Aerospace e sulle politiche industriali dell’Italia nell’ambito della difesa e sicurezza. A battere la notizia è il Comando operativo dell’Aeronautica militare (Coa) e la segnalazione sarà presto sul tavolo del ministro Pinotti: durante un volo di prova un drone P1HH decollato dall’aeroporto cittadino, che è anche base per l’aviazione civile, è precipitato a 5miglia a nord dell’isola di Levanzo. Subito sono scattate le operazioni di recupero da parte della capitaneria di porto di Trapani. La notizia è confermata dall’azienda nel pomeriggio con una nota ufficiale nella quale comunica di aver attivato una commissione interna per accertare le cause dell’incidente e di aver inviato una task force per la ricerca e il recupero dell’aereo.
L’incidente non ha avuto conseguenze per il traffico aereo, come era successo tempo addietro, quando il drone fece un fuoripista che blocco l’operatività delle piste costringendo le compagnie a dirottare i voli su Palermo, con relativa richiesta danni da parte di Ryanair. Il buco nell’acqua però è anche un pessimo segnale per la Piaggio che sviluppa il programma per conto dell’azionista unico degli emirati, ormai padroni della storica azienda ligure che il governo italiano ha dichiarato “strategica” e sui cui progetti vigila e coopera, sotto l’egida del capo di Stato maggiore della difesa, il generale Enzo Vecciarelli.
La notizia arriva proprio nel giorno in cui al tavolo di crisi del Mise si sarebbero dovuti presentare i manager italiani, i sindacati e parti del governo per discutere il nuovo piano industriale e il rinnovo della cassa integrazione per i 1260 dipendenti. Un appuntamento slittato già tre volte, sempre a causa del piano che l’ad Carlo Logli porta ad Abu Dhabi in cerca di approvazione e riporta in Italia senza. Il drone che precipita potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Lo sviluppo del programma è già costato agli azionisti emiratini 900 milioni di euro e il danno per questo, ennesimo, flop è molto pesante, non solo in termini economici.
Il sistema funziona con due velivoli e una control room dal costo di 45 milioni. Il danno non è solo questo. Da quanto si apprende, il prototipo precipitato stamani era anche l’unico abilitato al volo, ragion per cui ora i tecnici Piaggio dovranno ripartire da capo per accumulare un numero di ore di volo necessarie al superamento del collaudo. Ma di tempo ce n’è poco: l’azienda si era impegnata a garantire la consegna del primo drone entro la fine del 2015, impegno poi rimandato ad aprile 2016. L’incidente di oggi, dopo un volo di poco più di un quarto d’ora, rivela le fragilità del programma di sviluppo di un prodotto complesso, che richiede professionalità e risorse adeguate. E che forse andrà rivisto nel suo complesso, sempre che gli azionisti del fondo sovrano Mudabala abbiano ancora interesse a realizzarlo.