Cronaca

Roma, gli automobilisti che non si fermano e la politica della paura

Cosa c’è da dire di fronte all’assurdo, terribile, orribile, inumano omicidio della povera Sara? Cosa c’è da dire su quella crudeltà senza fine? Ogni parola è vana. Mi resta solo l’orrore.

Ho invece qualche parola per riflettere sul comportamento di quegli automobilisti che hanno visto Sara sbracciarsi per chiedere aiuto e che non si sono fermati. Avevano capito che Sara stava litigando con un uomo, avevano capito che qualcosa stava accadendo. Ma hanno preferito pensare che fosse una coppia di fidanzati in piena discussione amorosa, che tutto sommato non ci fosse bisogno di loro. Hanno sperato di poter tirare dritto. Si può riassumere tutto in una frase, credo: hanno avuto paura.

È capitato anche a me. Per fortuna non con conseguenze tragiche. Anche a me un paio di volte è capitato che avessi un dubbio su cosa stava succedendo per strada – magari una strada poco illuminata, magari una strada poco frequentata – e sulla possibilità che qualcuno fosse in pericolo. Mi è capitato di pensare: ora vado, ora chiedo se serve aiuto, ora do una mano. E poi di pensare: no, può essere pericoloso. E sono andata via. E per fortuna lì non c’era Sara, per fortuna non è successo nulla.

Quegli automobilisti potevano salvarle la vita. Non lo hanno fatto per paura. Ma da dove veniva questa paura? Da vent’anni di campagne elettorali che si vincevano o si perdevano su questa sola parola d’ordine, ad esempio. La sicurezza, le città sicure, l’ordine pubblico, il diverso, il pericoloso, la microcriminalità. Tutti i reati sono in costante diminuzione, ma nessuno lo dice. Roma è tra le città dove si compiono meno crimini al mondo, ma nessuno lo dice. Tutto fa paura, sulla paura e la protezione dalla paura si raccolgono voti e consensi.

Ci hanno imposto la paura del diverso, del nero, dello straniero. E invece ci dobbiamo difendere dai nostri fidanzati. Le statistiche ci dicono che una percentuale elevatissima di omicidi avviene in contesti famigliari.

Abbiamo costruito una società di spaventati. E questa è la conseguenza: una società di automobilisti che non si fermano quando Sara chiede aiuto, in quei casi eccezionali in cui la solidarietà serve davvero.