“Una famiglia musulmana non può ricorrere al controllo delle nascite, o alla pianificazione familiare”. Con queste parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è intervenuto al ventennale della Turgev, una fondazione per l’educazione giovanile che lui stesso creò quando era sindaco di Istanbul. “Moltiplicheremo i nostri discendenti”, ha aggiunto Erdogan, perché “lo dico chiaramente: abbiamo bisogno di aumentare il numero dei nostri eredi”.
Parole che si vanno ad aggiungere alla condanna, a più riprese, del controllo delle nascite come un tradimento della patria, dell’aborto come omicidio e dei parti cesarei, accusati di ridurre la fecondità: “Nessuno deve interferire negli affari di Dio”, ha aggiunto Erdogan, sollevando nuovi allarmi sulle minacce alla laicità del Paese dopo le polemiche per l’auspicio, lanciato dal presidente del Parlamento Ismail Kahraman, di una nuova Costituzione che escluda proprio il principio di laicità.
Nel rilanciare la battaglia contro la pianificazione della famiglia, il presidente turco ha poi ribadito il proprio pensiero sul ruolo della donna: “A questo riguardo, il primo compito è quello delle madri”. Un chiodo fisso per Erdogan, che nel 2014, quando era premier, oltre ad affermare che chi ricorre alla pratica contraccettiva “tradisce” la nazione turca, invitò le donne a fare almeno tre figli, ma possibilmente anche di più: “Ogni donna deve partorire almeno 3 figli”, aveva detto, perché “uno significa solitudine, due rivalità, tre equilibrio e quattro abbondanza”. Nel suo discorso in occasione delle celebrazioni dell’8 marzo scorso, poi, Erdogan chiarì di considerare “la donna prima di tutto come madre“.
Negli ultimi 15 anni la popolazione turca è cresciuta di oltre 10 milioni, arrivando a sfiorare i 79 milioni nel 2015. Ma per Erdogan non basta: nell’ultimo anno Ankara ha investito 450 milioni di lire turche (circa 130 milioni di euro) per sostenere la natalità.