Nel 2013 il ministero attualmente guidato da Dario Franceschini aveva lanciato un piano per coinvolgere 500 giovani. Allo scopo di favorire la digitalizzazione del patrimonio culturale. Ma a tre anni dalla partenza i ragazzi si ritrovano senza soldi e senza prospettive per il futuro. Tanto che si dicono pronti a ricorrere alle vie legali
Ritardi nei pagamenti. Nessuna speranza di assunzione. E, come se non bastasse, lo stipendio – quando arriva – decurtato. Il progetto 500 giovani per la cultura, lanciato nel 2013 dal ministero dei Beni culturali e del Turismo (Mibact), ora guidato da Dario Franceschini, si sta chiudendo tra mille proteste. Tanto da finire addirittura in Tribunale. Un brutto epilogo, nonostante i due milioni e mezzo di euro spesi in formazione. “Per tutelarci ci siamo affidati a un avvocato. Vogliamo portare avanti questa battaglia”, annuncia Marta Laureanti, portavoce del comitato spontaneo nato per la difesa dei 500 stagisti per la cultura.
PAGAMENTI AL PALO – Ma cosa prevedeva questa iniziativa? Nel 2013, quando il ministro era ancora Massimo Bray, il bando chiedeva un impegno di 50 ore mensili a fronte di uno stipendio di 456 euro netti per la digitalizzazione del patrimonio culturale. Le proteste sulla bassa remunerazione non sono mancate. Ma Bray si difende: “La retribuzione adottata è quella prevista per i tirocini, non c’è stata nessuna volontà di sfruttare il lavoro dei giovani laureati bensì di offrire loro un’opportunità unica di formazione”. Così, al concorso hanno partecipato circa ventimila under 35, dai quali sono stati selezionati i 500 giovani, ripartiti in tutte le regioni e in quattro ambiti: umanistico, tecnico, informatico e gestionale. Ma da inizio 2016 qualcosa si è inceppato. Per cinque mesi, infatti, i pagamenti dei compensi non sono arrivati. Il motivo? “Un problema di carattere tecnico amministrativo, non dipeso dal Mibact”, si è sempre difeso il ministero. Spiegando che il compito delle retribuzioni è stato “attribuito ai segretari regionali” e quei fondi necessitavano di una fase di trasferimento dall’ufficio centrale alle Regioni. Sul caso, due deputati di Sinistra italiana, Stefano Fassina e Monica Gregori, hanno anche presentato un’interrogazione rimasta ancora senza risposta.
SENZA SPERANZA – Negli ultimi trenta giorni, però, qualcosa si è mosso: a maggio sono cominciati i pagamenti a macchia di leopardo, almeno per i primi quattro mesi dell’anno. “Ci sono casi in cui alcuni stipendi non sono stati corrisposti”, spiega ancora Laureanti. Con una beffa aggiuntiva: le retribuzioni risultano inferiori alle 456 euro iniziali, fermandosi a 397 euro mensili. “Ci hanno detto che la somma detratta è per l’Irpef”, aggiunge la portavoce dei giovani che hanno partecipato al progetto. A chiudere il cerchio c’è infine una certezza: per gli stagisti non scatterà alcuna assunzione. “Certo, nessuno ci aveva promesso un contratto stabile alla fine dell’esperienza”, sottolineano dal comitato. “Ma per mesi abbiamo cercato invano un dialogo per comprendere il nostro destino, visto che ci hanno dato delle competenze difficili da spendere al di fuori di questo ambito”.