Operazione della Guardia di Finanza, in collaborazione con l'Anac, che ha portato in carcere e ai domiciliari due dirigenti del Comune. Una decina gli indagati. Perquisizioni anche a Torino
Quattro arresti nell’indagine sugli appalti per la costruzione delle paratie di contenimento del lungolago di Como. Le cosiddette “Minimose“. I reati ipotizzati, a vario titolo nei confronti degli indagati, sono: abuso d’ufficio, turbativa nella scelta del contraente e corruzione. Al termine dell’attività investigativa del pm Pasquale Addesso, il gip ha emesso quattro ordinanze di custodia cautelare eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. L’inchiesta è stata svolta con “la preziosa collaborazione da parte di Anac“, l’Autorità anticorruzione diretta da Raffaele Cantone a cui stamani è giunta comunicazione degli arresti.
Gli arrestati in carcere sono Pietro Gilardoni, dirigente del Settore “Reti tecnologiche, Strade, Acque e Arredo Urbano” del Comune di Como e Roberto Ferrario, imprenditore referente dell’azienda Imothep S.r.l.
Antonio Ferro, dirigente del Settore “Grandi opere”, poi “Opere pubbliche e manutenzione edilizia comunale” del Comune di Como e Giovanni Foti, titolare e consigliere delegato della impresa edile Foti srl di Bulgarograsso (Como) sono stati posti ai domiciliari.
Le indagini si sono sviluppate con intercettazioni e acquisizione di documenti che hanno accertato, spiegano gli inquirenti, “episodi di turbata libertà degli incanti, rivelazione di segreti di ufficio e corruzione contestati agli alti funzionari del Comune di Como ed agli imprenditori”. Gli esiti delle indagini “hanno altresì rimarcato la sussistenza, ravvisata anche dal giudice per le indagini preliminari, di un concreto pericolo di reiterazione criminosa”.
“Con l’esecuzione dei provvedimenti – scrive in una nota il procuratore di Como, Nicola Piacente – e con il prosieguo dell’attività di indagine, la Procura della Repubblica (memore altresì del principio di presunzione di innocenza, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione) intende accertare e perseguire condotte illecite, senza interferire indebitamente con la futura attività della Pubblica Amministrazione né tanto meno condizionarne l’operato, con riferimento alla auspicabile legittima progettazione, realizzazione e completamento di una efficace difesa a fronte delle esondazioni del Lago di Como e delle altre opere pubbliche oggetto della presente inchiesta”.
Le paratie sul lungolago di Como sono da anni al centro delle polemiche e di inchieste. Nelle settimane scorse, il quotidiano La Provincia di Como aveva dato il via a una campagna per cercare di sbloccare la vicenda della passeggiata a lago, uno dei posti più caratteristici d’Italia, chiusa dal 2008 appunto per la realizzazione delle paratie anti esondazione. L’opera era stata interrotta più volte e bloccata dal 2012, mentre avevano avviato procedimenti sia la Procura della Repubblica, sia la Corte dei conti. “I bambini comaschi non hanno mai visto il lungolago – scriveva La Provincia – Il nostro giornale vuole trovare una soluzione, senza perdere troppo tempo a fare la conta delle responsabilità e delle colpe, e vuole catalizzare un sano, motivato, simpatico e costruttivo senso di rivolta che smuova e sgorghi la palude”.
I lettori avevano trovato in edicola cartoline con immagini del cantiere: l’invito era quello di firmarle e riconsegnarle all’edicolante. Il giornale raccoglierà tutte le cartoline e le recapiterà direttamente a Palazzo Chigi al premier Matteo Renzi. Nel corso degli anni i lavori sono stati al centro di una lunga vicenda giudiziaria che ha coinvolto anche l’attuale e il precedente sindaco della città: a gennaio 2016 l’ex sindaco Stefano Bruni e il suo successore Mario Lucini, del Pd, sono stati indagati per reati di natura ambientale. Finora il Comune ha speso 11 milioni di euro, ma lo stesso Comune prevede che la spesa finale triplicherà fino ad arrivare a 32,9 milioni di euro.
“A Como c’è stato lo scempio di uno dei laghi più belli del mondo, noi in passato sbagliammo come centrodestra: credo che il progetto ora si debba fermare. E’ uno scempio architettonico e anche urbanistico”. Così ad ‘Agorà’ su Rai3 il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha commentato gli arresti.