Il secondo confronto tra candidati sindaco organizzato dal network di Murdoch è stato decisamente più frizzantino rispetto a quello milanese della sera prima. Intanto, i candidati presenti erano cinque (Fassina, Giachetti, Marchini, Meloni e Raggi), e poi le condizioni in cui versa la Capitale non potevano che regalare agli spettatori un confronto leggermente meno anglosassone e più italiano
Come facilmente prevedibile, il secondo confronto tra candidati sindaco organizzato da SkyTg24, cioè quello che riguardava le elezioni a Roma, è stato decisamente più frizzantino rispetto a quello milanese della sera prima. Intanto, i candidati presenti erano cinque (Fassina, Giachetti, Marchini, Meloni e Raggi), e poi le condizioni in cui versa la Capitale non potevano che regalare agli spettatori un confronto leggermente meno anglosassone e più italiano.
Televisivamente, perché di resa televisiva (e non politica) parliamo, non c’è stato un vincitore chiaro come è successo con Stefano Parisi all’ombra della Madonnina. Il meno televisivo, ma non è una novità, è stato Stefano Fassina. L’ex viceministro del Pd, ora Sinistra Italiana, riesce a tenere un confronto lontanamente decente solo su temi macroeconomici, visto che quello è il suo campo. E in una elezione locale, seppur in una realtà grande come Roma, i suoi evidenti limiti comunicativi vengono fuori impietosamente. L’ultimo posto nella nostra personalissima classifica televisiva va a lui, con un voto che non può essere superiore al 4. Poco meglio, ma solo perché dotato di innegabile DNA piacione, è andata per Alfio Marchini. A parte i difetti di pronuncia e gli errori marchiani che ha regalato al pubblico (“riduceremo le tasse”, giusto per citare il più evidente), l’imprenditore romano ha dimostrato ancora una volta che per funzionare in tv non basta essere piacenti e piacioni. Serve anche sostanza comunicativa e lui non ne ha granché. Voto 5.
Gli altri tre contendenti (Giachetti, Meloni e Raggi) nel corso della prima parte hanno dato vita hanno dato vita a un confronto interessante. Giorgia Meloni maneggia il mezzo televisivo con efficacia, anche se non riesce proprio ad abbandonare quell’espressione perennemente incattivita che può funzionare con il suo target naturale ma forse non la aiuta a sfondare altrove (voto 6). Roberto Giachetti è stato il più confidenziale, il più colloquiale. Un crooner che ispira fiducia e che sa il fatto suo, forte della scuola radicale. Ogni tanto lancia qualche stoccata in romanesco, perché ai cittadini della Capitale piace così e lui lo sa. (voto 7)
La performance di Virginia Raggi è stata strana assai e giudicarla non è compito agevole. Cominciamo col dire che, secondo oltre il 40% di chi ha votato al sondaggio lanciato da SkyTg24, è stata la più convincente. Ma è un dato che dice poco o niente, visto che nel confronto milanese il più votato era stato addirittura lo scialbo Beppe Sala. Performance strana, dicevamo, perché per una buona metà è stata efficace, rilassata, preparata. Non naturalmente simpatica, forse, ma a livello comunicativo se la stava cavando bene. A un certo punto, però, l’inesperta Raggi ha mostrato tutta la sua poca dimestichezza con il mezzo televisivo. I suoi quattro avversari attaccavano soprattutto lei (è normale, visto che è in testa in tutti i sondaggi) e lei non è stata in grado di reggere la pressione del “tutti contro una”. Ha più volte interrotto e parlato sopra gli altri, contravvenendo alle regole del dibattito, e questo è un evidente segno di nervosismo. Virginia Raggi era in quello studio per suonarle agli altri quattro. Alla fine, però, a tornare a casa suonata è stata lei. Peccato, visto che all’inizio ha sorpreso tutti con un piglio inatteso. Merita un 7 per la prima parte, ma solo un 3 per la seconda. La media è 5, ma il punto è un altro: la vera Virginia Raggi, almeno dal punto di vista televisivo, è quella rilassata e sicura della prima parte o quella nervosa e ingenua della seconda, con tanto di appello finale in stile Pepa de Il Segreto? Non è un domanda da poco.