Da molti anni in Regione Campania si parla soltanto della necessità di costituire una valida rete regionale clinico-assistenziale in Oncologia. Da anni, noi tecnici siamo a conoscenza dei drammatici dati di eccesso di mortalità legati al ritardo diagnostico e alla eccessiva lunghezza delle liste di attesa in una Regione che vede un unico Irccs (la Fondazione Sen G. Pascale) come riferimento istituzionale pubblico nella lotta contro il cancro, ma soltanto adesso, con la nuova giunta De Luca, si affronta decisamente il problema.

Come tipico della Campania, dal non fare nulla si rischia poi di gettare a mare i panni sporchi ma con tutto il bambino dentro. Troppi interessi (medici!) corporativi e/o privati hanno di fatto bloccato l’intervento gestionale corretto a rimettere in ordine i conti e l’organizzazione sanitaria in Regione Campania.

Mi permetto allora di fare una proposta che, negli anni passati, si è rivelata efficace in termini di chiare, competenti e disinteressate prese di posizione e linee di indirizzo a consulenza del decisore politico: la Consulta dei medici ammalati “Dall’altra parte” che offrì consulenza tecnica, in qualità di “stakeholders primari”, ai ministri Bindi e Turco.

Una consulta del genere potrebbe costituire prezioso strumento di riferimento in una regione che ha dovuto registrare in questi giorni persino le dimissioni (caso più unico che raro) di competenti tecnici come Gerardo Botti dal ruolo di sub commissario, costretto a prendere atto dello scarso o nullo potere di efficace ascolto e conseguente indirizzo decisionale operativo da parte del potere regionale, purtroppo eccessivamente burocratizzato.

Tale Consulta di medici ammalati “Dall’altra parte” dovrebbe essere rappresentativa di tutte le componenti regionali mediche coinvolte (universitari, ospedalieri, medici di famiglia) e, quale “stakeholder primario”, dovrebbe avere obbligo privilegiato di consultazione preventiva ed operativa per i commissari, i dirigenti regionali della Sanità campana, le commissioni di governo della spesa farmaceutica come in Regione Veneto, ad oggi unica regione italiana ad avere un’efficace governance della spesa farmaceutica oncologica.

Riporto la sconvolgente attualità di alcune parti di questo decalogo scritto da grandi medici ormai scomparsi nel 2006.

Una rivoluzione in medicina: la riforma sanitaria dei medici ammalati

Chiediamo all’esecutivo la nomina di una consulta ad hoc composta da clinici che, come noi, abbiano vissuto l’esperienza della malattia grave o invalidante, cui affidare la stesura di un disegno di riforma della sanità italiana vista da chi ne conosce entrambi gli aspetti più qualificanti: quello scientifico e tecnico, poiché si tratterebbe di medici esperti, e quello della sofferenza  umana,  poiché ammalati.

Tale riforma sarà da integrare col lavoro degli altri esperti del settore socio-sanitario. La consulta avrà il compito di raccogliere i suggerimenti del più ampio numero di medici ammalati italiani, dalla cui sintesi scaturiranno le diverse raccomandazioni.

L’iter che abbiamo sostenuto nel nostro viaggio attraverso la malattia ha avuto se non altro una facilitazione, e cioè la possibilità da clinici noti quali siamo di usufruire di ampi mezzi diagnostici, terapeutici e di ripetute consulenze. Tutto ciò non sempre è disponibile al cittadino comune, soprattutto a causa dei limiti di spesa delle strutture sanitarie italiane oggi sottoposte a una gestione aziendale, che si traduce tipicamente in sempre maggiori tagli ai servizi. Questo va rettificato con urgenza.

Ribadiamo con decisione che la salute non è un prodotto, e che non può essere vissuta primariamente come un problema di costi e di risparmi nell’ottica dell’efficienza aziendale…

Un’arma a doppio taglio: la ricerca farmaceutica

Il nostro cammino attraverso la malattia è stato reso possibile in misura non indifferente dalle terapie farmacologiche che ci sono state offerte. Alcuni di noi devono la vita a quei farmaci e su di essi ancora contano per non cedere alla malattia. Ci rendiamo conto che per altri pazienti le cose non sono state egualmente felici, e non solo per il già citato problema dell’accesso non sempre garantito alle terapie più innovative, ma anche perché può capitare che i farmaci proposti siano inutili o addirittura dannosi. Incidenti di questo tipo, in particolare quando coinvolgono individui che lottano per la vita, sono inammissibili.

Proprio perché non v’è dubbio che la ricerca farmaceutica rivesta un’importanza centrale in medicina e riconoscendo i meriti di chi sia in ambito pubblico che privato lavora per dotarci di terapie sempre più efficaci, auspichiamo però che si ponga un limite di pubblico controllo ad alcuni aspetti deteriori in questo settore, quali: 1) La cultura del consumismo farmaceutico portata all’eccesso da parte di molti cittadini, i quali riversano sui medici curanti l’aspettativa che per ogni problema di salute si possa intervenire con l’uso dei farmaci, piuttosto che privilegiare i cambiamenti di stile di vita o la prevenzione; 2) L’aggressività del moderno marketing del farmaco, spinto con il noto potere delle grandi aziende farmaceutiche, che negli ultimi decenni ha raggiunto dimensioni straordinarie, e ha purtroppo dato origine ad episodi di corruttela ai danni della pubblica salute.

Questi grandi medici ammalati non ci sono più dal 2006: perché non affidare oggi a medici “Dall’altra parte” la responsabilità di consulenza per i decisori politici della Regione?

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