Nel mondo dell’apparire anziché dell’essere, si potrebbe affermare che un buon motivo per non votare Fassino è che non è bello ed è grigio, oppure che è un pessimo profeta (ricordate quando affermò riguardo a Grillo: “Se vuole fondare un partito lo faccia, vediamo quanti voti prende”). A parte le facezie, e venendo al mondo reale, ci sono tanti buoni e gravi motivi per non votare Pd alle prossime amministrative. Vediamone dieci, come solitamente si fa, ma potrebbero essere molti di più, anzi, aggiungetene pure.

1. Chiamparino prima e Fassino poi sono degli strenui sostenitori della TAV, l’opera più inutile, costosa, devastante della storia della repubblica, un’opera che, se realizzata, comporterebbe pesanti riflessi urbanistici sulla città;
2. Torino è seconda solo a Bari come percentuale di sfratti per morosità;
3. Torino ha la più alta percentuale di espropriazioni immobiliari d’Italia;
4. secondo il Rapporto Rota (tutt’altro che fazioso, posto che è sostenuto dalla Compagnia di San Paolo) a Torino i ricchi, pochi, sono sempre più ricchi; i poveri, tanti, sono sempre più poveri. “Dal 2007 ad oggi i poveri sono raddoppiati, ormai – calcola il direttore della Caritas, Pierluigi Dovis – le persone che in città e nella prima cintura vivono in una condizione di povertà assoluta o relativa sono circa il 15 per cento”.
5. secondo Legambiente, Torino è una delle città più inquinate d’Italia;
6. la raccolta differenziata dei rifiuti a Torino si attesta al 40,2%. Per legge si doveva raggiungere il 65% nel 2012;
7. Torino è la terza città per cementificazione d’Italia;
8. A Torino la pianificazione urbanistica chi l’ha vista? Più di trecento varianti al piano regolatore sono lì a dimostrarlo. E dove c’erano aree industriali, case, solo case e grande distribuzione. Torino in compenso ha fra i 30.000 ed i 50.000 alloggi sfitti e 10.000 richieste di case popolari inevase;
9. Torino è la città più cassintegrata d’Italia;
10. Torino ha perso l’industria, ma il governo della città non è riuscito a sostituirla con null’altro che terziario. “Quelle che vedo nascere sono tante attività come piadinerie, pizze al trancio, botteghe di popcorn, torterie. Ma quante se ne devono produrre per mettere insieme redditi decenti e quanti posti possono creare?” (Giuseppe Berta, economista alla Bocconi).

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