Il partito torna a schierare come candidato l'ex primo cittadino Luca Zambon, che secondo le opposizioni era “teleguidato” dall’ex assessore all’urbanistica Silvio Chiapella e la cui giunta crollò a causa dello strappo causato dall’affare Bellaria. Il decreto di archiviazione dell'inchiesta sul caso ricostruisce come sono stati fatti sparire 29 milioni. In lista c'è anche Lorenzo Chiapella, figlio dell'ex ras locale, da poco divenuto segretario del Pd cittadino
Che succede a Peschiera Borromeo? Il piccolo comune alle porte di Milano, che il 5 giugno andrà alle urne per scegliere il nuovo sindaco dopo che a dicembre le dimissioni della maggioranza dei consiglieri hanno comportato lo scioglimento del Consiglio comunale e la nomina di un commissario, rischia di tornare nelle mani del partito degli affari. Quello stesso partito composto da esponenti del Pd vicini all’allora presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, e imprenditori edili locali che tra il 2007 e il 2008 si sono resi protagonisti di un’incredibile speculazione immobiliare finita al centro di un’inchiesta della magistratura milanese. Inchiesta archiviata nel novembre 2014 “per la consumazione dei termini di prescrizione e la non punibilità, in parte, dei reati fiscali consumati”.
Tutto bene, quindi, secondo l’ottica del partito degli affari? Mica tanto, perché se è vero che i reati sono prescritti, è altrettanto vero che nel decreto di archiviazione viene ricostruita per filo e per segno tutta la vicenda: si parla di 29 milioni di euro fatti artificiosamente sparire e si fanno i nomi e i cognomi di consiglieri comunali grazie alla cui complicità è stato approvato il Piano integrato di Intervento di “Bellaria” in violazione della normativa urbanistica di riferimento. Non proprio una buona pubblicità per il Pd, che nel 2014 era tornato a governare Peschiera Borromeo con il giovane sindaco Luca Zambon che – accusano le opposizioni – era “teleguidato” dall’ex ras locale del partito nonché assessore all’urbanistica all’epoca dei fatti, Silvio Chiapella. “Non è assolutamente vero, ho ereditato delle situazioni e ho fatto il sindaco – commenta Zambon a ilfattoquotidiano.it – In questo paese è più facile dire a un ragazzo di trent’anni che è manovrato piuttosto che assumersi le proprie responsabilità. Troppo comodo”.
Resta il fatto che è proprio sul Piano Integrato di Intervento di “Bellaria” che si è consumato lo strappo interno al Pd che ha provocato il crollo della giunta Zambon. I terreni su cui si era iniziato a costruire, infatti, sono adiacenti allo stabilimento della Mapei: un’area sottoposta a rilevanti rischi d’incidente su cui il Comune a guida Pd aveva previsto di costruire anche un asilo e un parco pubblico proprio al confine con lo stabilimento. L’operazione era stata bloccata dalla successiva giunta di centrodestra che ha avuto il merito di scoperchiare la vicenda e di presentare l’esposto che ha dato il via alle indagini penali. Ma nel 2014 il ritorno del Pd al governo cittadino aveva fatto ripartire l’iter. Il decreto di archiviazione disposto dal Gip il 25 novembre 2014, come detto, non fa molto gioco al partito degli affari e forse è proprio per questo che è stato protocollato in sordina in Comune oltre un anno dopo, appena prima della caduta della giunta Zambon che non si spiega il ritardo. “Non ne ho la più pallida idea, non mi occupo di questioni burocratiche, bisognerà chiedere agli uffici competenti”, dice.
Nel decreto si legge che “una complessa speculazione immobiliare ha consentito alla Immobiliare Santillo di realizzare plusvalenze per un valore pari a oltre 42 milioni di euro a seguito di operazioni su terreni acquistati come agricoli (l’area adiacente allo stabilimento Mapei, ndr) e, una volta divenuti edificabili, venduti a First Atlantic Real Estate, Sviluppo Edilizio srl, Cooperativa San Giuseppe e Cooperativa Dante”. A rendere edificabili quei terreni è stata appunto l’approvazione Piano integrato di Intervento di “Bellaria” da parte del Comune di Peschiera Borromeo, operazione illegittima, come decretato dal Tar, e avvenuta in violazione della normativa urbanistica.
Il decreto di archiviazione spiega anche che “l’operazione immobiliare è stata resa possibile grazie alla complicità dei consiglieri comunali di Peschiera Borromeo Ferdinando Tirloni e Pietro Caliendo” i quali erano rispettivamente presidente della Cooperativa San Giuseppe e socio fondatore della Cooperativa Dante, due cioè delle imprese che hanno acquistato l’area dalla Immobiliare Santillo per edificarla. “L’analisi della documentazione – si legge – ha consentito di verificare come il mutamento di destinazione d’uso dei terreni è avvenuto in forza di deliberazioni adottate dal Consiglio comunale in violazione della normativa urbanistica di riferimento, provvedimenti che hanno determinato un indebito vantaggio patrimoniale alla Santillo”.
Il giudice per le indagini preliminari, poi, spiega come l’immobiliare Santillo, ottenuto l’ingente profitto dalla vendita dei terreni divenuti edificabili, abbia fatto ricorso “a fittizie operazioni economiche finalizzate all’evasione delle imposte, perpetrata mediante l’omessa dichiarazione di elementi attivi pari a circa 29 milioni”. Come? “Attraverso una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e con l’ausilio di mezzi fraudolenti idonei ad ostacolarne l’accertamento”. I titolari dell’Immobiliare Santillo, Alberto Ferrari e Pierangelo Pezzoli, si sono rivolti a dei veri professionisti del settore: la società di consulenza elvetica Tax&Finance, nota soprattutto per le vicende riguardanti i fondi neri del gruppo Fininvest, per l’indagine sulla compravendita a prezzi gonfiati dei diritti Tv del calcio e per avere aiutato decine di propri clienti ad evadere il fisco italiano.
Così la piccola immobiliare di Peschiera Borromeo decide di investire ben 26 milioni di euro su un fondo immobiliare chiuso di diritto olandese e in un solo mese ne perde ben 22. “E’ stata un’operazione sbagliatissima. Sto ancora piangendo adesso”, rispondeva Pezzoli nel 2012, interpellato da ilfattoquotidiano.it a proposito della maxi-speculazione di Peschiera Borromeo. Lacrime di coccodrillo visto che, come si legge nel decreto di archiviazione, quell’operazione era fittizia e i 22 milioni “persi” sono rientrati in Italia sui conti correnti di Pezzoli e Ferrari attraverso tre distinte operazioni bancarie. I due soci si sono avvalsi dello scudo fiscale e pertanto il reato tributario commesso nel 2008 non è perseguibile.
L’altra operazione messa in campo con la consulenza dei professionisti di Tax&Finance è stata “la stipula con una società di diritto austriaco di un fittizio contratto di vendita di terreni, la cui rescissione ha comportato una penale pari a 7 milioni di euro ed il conseguente trasferimento, al di là dei confini nazionali, di una consistente quota” delle plusvalenze ottenute dalla Immobiliare Santillo nell’operazione “Bellaria”.
Scudo fiscale a parte, sui reati commessi è intervenuta la prescrizione e di qui la decisione di archiviare il provvedimento. Per quanto riguarda i reati contro la pubblica amministrazione, “gli atti contrari ai doveri d’ufficio, individuabili nell’illegittimo cambio di destinazione d’uso dei terreni, sono stati adottati nel dicembre 2007” e dunque si sono prescritti a dicembre 2013, mentre la vendita dei terreni alle cooperative edilizie fondate dai due consiglieri comunali indagati è avvenuta nel giugno 2008, “condotta con la quale si è dato adempimento al verosimile pregresso patto corruttivo e attraverso la quale si è garantito ai pubblici ufficiali il profitto dell’operazione immobiliare”. In quest’ultimo caso la prescrizione è scattata nel 2014. Prescritti anche il falso in bilancio e le false comunicazioni sociali a carico dei soci di Immobiliare Santillo, il decreto stabilisce che l’azione penale debba essere esercitata “per l’evasione fiscale legata all’operazione fittizia che non risulta scudata”, vale a dire i 7 milioni di euro trasferiti in Austria.
Qui si chiude il capitolo penale e si torna ad aprire quello politico, perché a Peschiera Borromeo il Pd torna a schierare come candidato sindaco Zambon e in lista con lui c’è anche Lorenzo Chiapella, figlio dell’ex assessore all’urbanistica e da poco divenuto segretario del Pd cittadino succedendo al padre. Il giovane Chiapella, peraltro, era consigliere comunale di maggioranza anche durante il primo mandato di Zambon, mentre il padre Silvio era consulente del sindaco e l’assessore all’Ambiente era lo stesso della vecchia giunta Tabacchi, quella che appunto ha illegittimamente dato il via libera alla speculazione di “Bellaria”.