Le elezioni amministrative di domenica prossima rappresentano un importante passaggio politico che può indebolire significativamente Renzi e il governo confindustriale. Non a caso Renzi cerca di spostare tutta l’attenzione sul prossimo referendum istituzionale, facendo finta che le elezioni – dove il Pd perderà voti – non ci siano. In questo contesto Rifondazione comunista ha lavorato in tutta Italia per dar vita a liste unitarie di sinistra con candidati sindaci autonomi ed alternativi al Pd.
Questo indirizzo politico si è incontrato con un sentimento diffuso che ha permesso la formazione di liste unitarie di sinistra alternative al Pd nella maggioranza delle città in cui si va al voto: 17 città capoluoghi di provincia su 23 e 74 su 156 comuni al di sopra dei 15.000 abitanti. Non era un dato scontato: è la prima volta nel nostro paese che vi è nelle elezioni amministrative una diffusione così ampie di liste unitarie alternative al Pd e al centro-sinistra. La formazione di queste liste si è naturalmente intrecciata con la campagna di raccolta di firme sui referendum sulla legge elettorale, sulla scuola, sull’ambiente e sul lavoro, a testimonianza di un comune sentire che riguarda i territori ma anche le politiche nazionali.
Inoltre va sottolineata la qualità politica di queste liste che sono nate da un fecondo intreccio tra i diversi partiti della sinistra politica e il vasto mondo delle donne e degli uomini impegnati nel sociale. Attorno ai temi della lotta al consumo di suolo, della lotta alla precarietà, della gestione pubblica dei beni comuni, della difesa dei servizi e dell’ambiente, si sono costruite delle vere e proprie coalizioni sociali, culturali e politiche con un programma complessivamente alternativo.
I territori hanno quindi espresso una capacità di proposta politica sul governo alternativo delle città che evidenziano un sapere sociale diffuso che è forse oggi la maggiore ricchezza della sinistra nel nostro paese. Queste elezioni hanno dato vita – certo in misura diversa a seconda dei territori – ad un vero e proprio processo costituente dal basso che, su una posizione chiaramente alternativa agli altri poli politici, ha socializzato la politica e politicizzato il sociale. Ovviamente Rifondazione Comunista ha perseguito questo obiettivo anche là dove – penso in particolare a Milano e Trieste – Sel ha deciso di appoggiare sindaci del Pd.
Ci troviamo quindi dinnanzi ad un fatto politico di prima grandezza: la costruzione unitaria attorno ad un programma di alternativa alle politiche neoliberiste, nel pieno rispetto delle diverse specificità ed appartenenze organizzative, ha mostrato la sua grande efficacia e validità. Per questo pensiamo che occorra partire dalle città, dalle modalità concrete con cui si sono realizzati questi processi unitari, per dar vita ad un vero e proprio processo costituente della sinistra su base nazionale. Dove non è arrivato il tavolo di discussione nazionale tra le forze politiche può arrivare la democrazia partecipata messa in campo a partire dai comuni. Il voto alle liste unitarie di sinistra è quindi un voto che vale doppio: vale per i territori, vale per costruire una sinistra degna di questo nome.