Zero candidature: a Napoli salta l’elezione del consigliere comunale aggiunto, una delle novità delle amministrative in calendario domenica.
Il prossimo 5 giugno, per la prima volta, gli extracomunitari residenti nella metropoli partenopea avrebbero avuto l’occasione di eleggere un proprio rappresentante. Chi fosse stato intenzionato a candidarsi, avrebbe dovuto essere in possesso di questi requisiti: residenza in città da almeno un anno, regolare presenza sul territorio, in base alle norme che disciplinano l’immigrazione, cittadinanza di un paese che non fa parte dell’Unione europea.
Secondo quanto prevede il regolamento approvato dal consiglio comunale nel 2012, che attua una norma già inserita in precedenza nello statuto comunale, il delegato dei migranti ha facoltà di parola su tutte le questioni all’ordine del giorno e percepisce un gettone di presenza, analogamente ai suoi quaranta colleghi italiani. Non può, però, votare o presentare mozioni. La sperimentazione intrapresa dalla giunta De Magistris quattro anni fa e proseguita con la convocazione dei comizi elettorali per il consigliere comunale aggiunto, a primavera, non avrà però un seguito, almeno per questa tornata elettorale, a causa del disinteresse mostrato dai potenziali candidati nei confronti della prospettiva di uno scranno, sia pure con poteri estremamente ridotti, a Palazzo San Giacomo. Il 10 maggio il sindaco ne ha preso atto ed ha dunque revocato l’elezione del consigliere comunale aggiunto. Se ne riparlerà tra cinque anni, ammesso che la maggioranza che uscirà dalle amministrative di domenica prossima sia la stessa che ha votato il regolamento 4 anni fa o che, in ogni caso, intenda proseguire quel percorso.
Commenta Jamal Qaddorah, responsabile delle politiche dell’immigrazione della Cgil Campania: “C’è stato sicuramente un problema di scarsa comunicazione, perché noi referenti delle comunità degli immigrati abbiamo appreso che c’era questa possibilità di eleggere il consigliere comunale aggiunto solo a metà aprile. Le candidature, sostenute da 200 firme ciascuna, avrebbero dovuto essere presentate entro fine aprile. Era praticamente impossibile, in soli 15 giorni, raccogliere le sottoscrizioni e preparare tutti i documenti indispensabili per partecipare alla tornata elettorale. Parliamo di persone che lavorano molte ore al giorno, spesso in condizioni di estrema precarietà, ed hanno pochissimo tempo libero a disposizione”. Non per questo, dice Qaddorah, l’iniziativa va archiviata: ”Resto convinto che sia buona che possa suscitare consensi tra i migranti, se organizzata in maniera migliore di quanto sia accaduto questa volta. Gli extracomunitari che risiedono a Napoli sono 40.000 ed hanno tutto l’interesse ad avere un proprio rappresentante in consiglio, che possa parlare delle esigenze di chi lo ha eletto ed anche dei tanti che non possono votarlo, perché relegati alla clandestinità dalle norme sull’immigrazione”.
Secondo Omar Suleiman, ristoratore e storico rappresentante della comunità palestinese che vive a Napoli, il flop dell’elezione del consigliere comunale aggiunto non dipende, però, solo dalla scarsa informazione.”C’è stato sicuramente questo problema”, premette, “ed infatti io non ne sapevo nulla, nonostante cerchi di mantenermi aggiornato tramite internet ed i quotidiani. C’è anche altro, tuttavia, alla base dell’assenza di candidature. I migranti che risiedono in città da anni vorrebbero che lo stato italiano riconoscesse loro il diritto di eleggere il sindaco ed i consiglieri comunali esattamente come chi ha la cittadinanza italiana. Rispetto a questa sacrosanta pretesa, da troppo tempo elusa, l’ipotesi di inviare in consiglio comunale un signore che li rappresenta, ma non può votare su nulla, credo sia sembrata loro una beffa”.
Analoghe considerazioni da parte di Gianluca Petruzzo, tra i promotori dell’associazione antirazzista e multietnica 3 febbraio. ”La verità”, sostiene, “è che la figura del consigliere comunale aggiunto è inutile, perché priva di poteri. Rischia di trasformarsi in un contentino da elargire agli immigrati”.