Il 25 maggio scorso l’ex presidente dell’Ente nazionale di Previdenza e assistenza per psicologi (Enpap) Angelo Arcicasa, dirigente dell’Associazione unitaria psicologi italiani (Aupi), è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti a pagare 11 milioni di euro per danno erariale. Rimane in piedi il processo penale, in cui Arcicasa è tuttora sotto processo per truffa aggravata nei confronti dell’Enpap e per ostacolo alle attività di vigilanza. Cosa era accaduto? In sostanza, in un’unica giornata nel 2011, un immobile di lusso in via Stamperia a Roma era stato acquistato da una società riconducibile ai senatori di Ala Denis Verdini, ex coordinatore Pdl, e Riccardo Conti, ex parlamentare Pdl e Forza Italia confluito anche lui in Ala, a 26,5 milioni di euro, e poi ricomprato dall’Enpap, gestito da Angelo Arcicasa, per 44,5 milioni poche ore dopo. Nel mondo degli psicologi è stato un terremoto.
“Le responsabilità individuali non devono ricadere su tutta la categoria”, commenta il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) sulla vicenda di via Stamperia. Invitano caldamente a restare sul piano del giudizio dei tribunali. E poiché la responsabilità giudiziaria è sempre personale, lo scandalo sarebbe frutto della responsabilità individuale. Certo, verrebbe subito da domandarsi il movente di questo stranissimo giro di enormi quantità di denaro. Ma il Cnop, governato dallo stesso gruppo di appartenenza del dottor Arcicasa, ci raccomanda di non farci nessuna domanda per non “coinvolgere l’intera categoria”. Ma davvero ci vogliono far credere che una persona, per quanto presidente di un ente di previdenza possa architettare una presunta truffa da 18 milioni di euro da solo, nella totale incoscienza degli organi di controllo e vigilanza, dei colleghi del Consiglio di amministrazione, dei dirigenti? Nessuno sapeva?
Ora, il dottor Arcicasa ha certamente responsabilità personali, amministrative e penali, da accertare fino in fondo. Ma quello che ha intanto dimostrato è che la comunità degli psicologi è ben lontana dall’essere un conciliabolo di saggi, capaci di dominare forti passioni, avidità di denaro e di posizioni. I nostri politici non sono migliori degli altri. E nemmeno sono uguali gli uni agli altri.
La sentenza mette anzi in luce un sistema di funzionamento bizzarro nel vecchio Enpap a maggioranza Aupi, un sistema tutt’altro che individuale, fatto di persone che, con responsabilità non chiare.
Cosa ci faceva ad esempio Mario Sellini, presidente dell’Aupi e senza alcun ruolo formale all’Enpap, al rogito dell’immobile di Via Stamperia? Perché Sellini ha presentato il senatore Conti, la cui società ha poi percepito la plusvalenza milionaria, al presidente Enpap Angelo Arcicasa? Perché Mario Sellini, che non fa certo l’agente immobiliare, ha visitato l’immobile di Via Stamperia prima del Consiglio d’amministrazione? Ora, lo stesso Sellini non solo non è stato allontanato dall’Aupi, ma è oggi inserito nello staff di presidenza del Consiglio Nazionale degli Psicologi, chiamato direttamente da Fulvio Giardina, presidente dell’Ordine della Sicilia, a sua volta eletto in circostanze ancora tutte da chiarire, visto che pende un ricorso basato su prove documentali.
L’Aupi ha nuovamente candidato Angelo Arcicasa nel 2013, perdendo clamorosamente le elezioni e il controllo di Enpap, piuttosto che prendere le distanze dalle azioni, che oggi vengono presentate come individuali, dello stesso Arcicasa, che tuttora è uno dei massimi dirigenti del gruppo. Non solo quindi, contro ogni convenienza, Aupi non ha chiesto a suo tempo le dimissioni di Angelo Arcicasa da Enpap quando è stato travolto dallo scandalo, ma ha perfino sostenuto la sua candidatura pagando un prezzo altissimo. Si può dire che sia stato un vero suicidio politico quello di Aupi. Arcicasa però è intanto rimasto l’unico imputato, a mio parere, il parafulmine di tutto il sistema, senza a oggi aver dimostrato di voler chiarire fino in fondo le funzioni e i ruoli degli altri attori di questa vicenda.
E’ probabile che l’Enpap non rivedrà mai il corrispettivo del danno provocato dallo scellerato acquisto di via Stamperia. Chi subisce una condanna a pagare 11 milioni di euro cercherà di vivere la propria esistenza in una sorta di latitanza economica, esibendo una formale indigenza per non vedere aggrediti i propri averi.
Sbaglia però chi dice oggi che le responsabilità di via Stamperia sono individuali. Un collega che ha assistito alle testimonianze durante il processo riporta un quadro complessivo inquietante fatto di “sciatteria, incompetenza o malafede”, non riferibile a una sola persona.
La responsabilità morale dell’imbarbarimento della nostra società è anche di quelli che oggi cercano di ridurre tutto a una questione di disonestà personale, così che quando butta male resta solo da affossare qualcuno, l’amico di ieri o il nemico di oggi.
Mentre così troppo pochi si indignano, i più se ne stanno composti e silenziosi, sempre disposti a guardare da un’altra parte o a far finta di non vedere il quadro generale esprimendo fiducia nella magistratura e sperando che l’indagine si fermi lì.
Davvero verrebbe da dire, alla fine, guardando questo deserto: solidarietà ad Angelo Arcicasa, che rischia di pagare, da solo, per tutti.