Erica Chemolli era partita a 19 anni dalla gestione di un ristorante sul lago di Garda con il fidanzato cuoco. E ora, a 31 anni, punta ad aprire una catena di negozi-bistrot negli Stati Uniti. "E tutto è nato intorno a un tavolo del nostro locale. Tornare in Italia? Adesso non avrebbe senso"
“Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Tra tutte, Erica Chemolli sceglie la famosa citazione di Walt Disney come frase che meglio descrive la sua storia. Effettivamente, con i sogni, il suo percorso ha molto a che fare: partita a 19 anni dalla gestione di un ristorante sul lago di Garda con il fidanzato cuoco, ora, a 31 anni, punta ad aprire una catena di negozi-bistrot delle eccellenze italiane negli Stati Uniti e quello che vorrebbe diventasse un “Amazon del cibo italiano a chilometro zero”. “Si potrebbe dire che ho realizzato il famoso american dream. Mi sono posta degli obiettivi, ho fatto leva sulle mie forze e ho raccolto ciò che ho seminato. Sono una sognatrice, è vero, e lo faccio in grande”, spiega.
E il suo percorso lo conferma: “Sono sempre stata abituata a lavorare – racconta Erica – mentre studiavo facevo la cameriera e finita la scuola mi sono data da fare”. La sua passione per l’enogastronomia “nasce proprio con il ristorante – spiega -. All’inizio, non capivo molto: addirittura mettevo le bottiglie controluce per capire se un vino fosse bianco o rosso. Poi è nata la passione, tanto che ho fatto un corso da sommelier e alla fine mi sono laureata in psicologia cognitiva con una tesi sperimentale sul vino: ho colorato delle bottiglie di vino bianco con del colorante rosso con lo scopo di verificare come la percezione visiva influenzi quella olfattiva e del gusto”.
Di frasi che possono descrivere la storia di questa ragazza, partita da Riva del Garda in provincia di Trento, però, ce ne sono tante. Una che le piace citare appartiene a Seneca, ‘la fortuna è ciò che accade quando la preparazione incontra l’opportunità’. E la fortuna, sotto forma di una coppia di italoamericani, un giorno si siede al tavolo del suo ristorante. I due, entusiasti del cibo a chilometro zero, chiedono alla coppia di partire con loro per aprire un locale a Miami, dove vivevano. Erica la prima volta rifiuta. Quando la sua avventura al ristorante sulle rive del Garda però finisce, decide di riprendere il loro indirizzo mail e di scrivergli. Inizia così nel 2011 un nuovo capitolo della sua vita, che la porta a trasferirsi in Florida, “prima a Miami e poi a Tampa”, e a diventare co-proprietaria di due aziende americane che si occupano di “vendere prodotti italiani nelle basi militari americane in Europa e negli Stati Uniti e di rappresentare una sorta di ponte con gli Usa per le aziende made in Italy interessate a vendere qui”.
Ma non solo. “L’obiettivo è creare una piattaforma gratuita per tutte le piccole e medie aziende italiane che producono all’insegna della qualità, con nessun compromesso nella scelta degli ingredienti. Vorremmo creare un negozio online delle vere eccellenze italiane, aiutando le piccole aziende che non hanno né la forza economica, né la forza in termini di quantità, di espandersi negli Stati Uniti”. Infine “aprirò anche un negozio collegato con la piattaforma online dove vendere anche fisicamente i prodotti e dove questi possono anche essere consumati. Non un vero e proprio ristorante, ma un bistrot con dei tavoli e anche uno spazio dedicato all’artigianato italiano, con dei video che ne illustrino la storia. Vorrei diventasse una catena”. E il suo progetto incuriosisce molti, anche al di là dell’oceano: “Il mio nuovo socio sarà un signore di Venezia che aveva due ristoranti in Italia e si trasferirà qui a breve con tutta la famiglia. Ma ricevo tante email di persone che stanno pensando di trasferirsi”.
E se per un imprenditore la burocrazia a stelle e strisce risulta molto meno pesante, più difficile è ottenere il visto: “Questo è il problema più grande. Io sono stata fortunata, avevo uno sponsor. Ma di certo non basta innamorarsi degli Usa per potersi trasferire qui”. Ora che la porta le è stata aperta, invece, a tornare indietro non ci pensa: “A me l’Italia piace tantissimo, ma non avrebbe senso tornare ora. Il mio progetto sta andando avanti e quindi sono sempre più motivata a rimanere qui. Non sono scappata dal mio Paese, ho solo seguito un’esigenza in un momento in cui desideravo mettermi in gioco e cambiare un po’ la mia vita. Insomma, l’ho sognato, e alla fine l’ho fatto”.