Dopo molti anni di commissariamento per mafia, si torna al voto a Platì, il paesino della Locride abbarbicato sui monti dell’Aspromonte, conosciuto ai più come culla della ‘ndrangheta. Capitale del narcotraffico internazionale, la cittadina è stata al centro di numerose inchieste della Dda di Reggio Calabria che la considera il regno della cosca Barbaro.

Dopo il clamoroso ritiro del Partito democratico, cinque mesi dopo dall’incoronazione alla Leopolda di Anna Rita Leonardi, sono rimaste in corsa due liste civiche che sono già finite nel mirino della commissione parlamentare Antimafia. “In entrambi gli schieramenti ci sono candidati che hanno comprovati rapporti di amicizia, parentela e intimità con esponenti della cosca Barbaro”, sottolinea il vicepresidente Claudio Fava alla presentazione della Relazione sui comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. “Platì Res Pubblica” è guidata da Ilaria Mittiga, figlia dell’ex sindaco la cui amministrazione è stata sciolta per mafia, mentre Rosario Sergi, candidato sindaco con “Liberi di ricominciare”, “ha rapporti di affinità con esponenti di vertice della cosca Barbaro tanto con la frangia denominata ‘Castanu’ che con quella denominata ‘Nigru’”.

Doveva esserci anche il Pd, ma pochi giorni prima della scadenza della presentazione delle liste, la Leonardi si è accorta di non avere candidati e firme necessarie per presentare la lista. A quel punto i vertici nazionali del partito le hanno imposto il ritiro della candidatura. “L’ex candidata è stata presentata a Renzi insieme a un lavoro sulla città che il Pd non aveva fatto”, attacca Maria Carmela Lanzetta, ex ministro ed ex sindaco antimafia di Monasterace (RC).

E Platì rimane con i suoi problemi, le sue contraddizioni e la sua ‘ndrangheta ormai nel dna di una comunità che fa fatica addirittura a pronunciare i propri cognomi. Sempre gli stessi perché, da queste parti, ogni famiglia ha un parente mafioso, coinvolto nel traffico di droga o nella stagione dei sequestri. “La responsabilità penale è individuale e non può ricadere su un’intera comunità”, scandiscono tutti: dai cittadini, ai candidati fino al parroco de paese che dice di “non avere nessun sentore della presenza della mafia”. Risponde a distanza la Lanzetta: “Non tutti hanno la fortuna di nascere in una famiglia per bene, ma ci si può sempre dissociare dai propri parenti mafiosi”. Peccato che la frase “io i voti della ‘ndrangheta non li voglio” non l’abbia pronunciata nessuno dei due candidati.

E così, comunque vada, domenica sera Platì avrà un nuovo sindaco e la città tornerà alla democrazia. E se dovessero tornare i commissari? “Allora vuole dire che avremo perso tutti”, chiosa caustica la Lanzetta  di Lorenzo Galeazzi e Lucio Musolino

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