“Napoli, è come una deriva esotica/Se solo si trovasse in Svizzera/farebbe invidia anche all’America/Napoli, perversione geopolitica/Se Ulisse fosse nato al Vomero/Tu non saresti la sua Itaca…”.
Guapparia 2000
(Lorenzo Hengeller)
Stefano Bollani vocals and piano
Doveva per forza arrivare a Napoli, Stefano Bollani. Perché da lì era partito, tanti anni fa, quando undicenne scoprì Renato Carosone: uno che suonava il piano, scriveva canzoni, cantava e si divertiva. Esattamente quello che avrebbe voluto fare lui. Un sogno che oggi, al culmine di una splendente carriera jazzistica e non solo, si è finalmente avverato con Napoli trip, anomalo viaggio nella napoletanità in compagnia di un nutrito e variegato gruppo di amici.
Bollani suona la Napoli che piace a lui, classica e meticcia come la versione di Reginella, dove c’è sì il mandolino, ma pizzicato da un grande brasiliano (Hamilton De Hollanda). Contemporanea come nei suoi brani ‘Nu quartu ‘e luna e Sette, attorno ai quali il dj norvegese Jang Bang ha tessuto una trama di sonorità elettroniche. Brasiliana, grazie anche al fondamentale apporto di Daniele Sepe e Nico Gori, in un altro suo pezzo, Lo choro di Napoli.
E poi c’è il tributo a Pino Daniele di Putesse essere allero, in piano solo: un gioiello. E quello, immancabile, a Carosone (Caravan Petrol, ancora in piano solo). E per non farsi mancare proprio niente, perfino il più risaputo dei classici ‘O sole mio, magico.
“Ho sempre amato questa città che vive di estremi, fra grandi difficoltà e grandi gioie e che ho frequentato moltissimo, perfino più di Rio, l’altra mia passione” dice Bollani, autore di sette dei sedici brani dell’album. “Mi piace l’energia che la pervade e che arriva da sotto, dal territorio, dal vulcano. Ma non volevo darne una visione troppo personale, per questo ho chiamato a raccolta molti amici che hanno collaborato a creare una visione d’insieme”.
Fondamentale, in questo senso, il lavoro del sassofonista napoletano Daniele Sepe, che “ha riempito l’album di cose della tradizione popolare” e riarrangiato con rispetto e ironia Nino Taranto (Il bel Ciccillo) e Raffaele Viviani (‘O Guappo ‘nnammurato). Sepe è anche autore de Il valzer del Cocciolone e suona in molti dei brani dell’album, come Nico Gori (clarinetto) autore di Napoli’s Blues.
Per non smentire la sua vena finto goliardica, il pianista che sognava di fare il cantante è interprete anche vocale di Guapparia 2000: un divertissement di qualità con dentro molto Bollani e un pizzico di Kurt Weill.